Perché immaginare Newton che cerca di capire la meccanica quantistica?
È una missione, o meglio, una sfida, seppure immaginaria, quella con cui si apre l'ultimo libro della rockstar della fisica Gabriella Greison Guida quantistica per anticonformisti (Mondadori, pagg. 168, euro 18), dato che, ci viene spiegato nella premessa, Newton vorrebbe continuare a vedere il mondo con gli strumenti della fisica classica e di meccanica quantistica non sa proprio nulla. Siccome l'autrice comincia con una premessa, anche io mi sento in dovere di farne una: fin dalla più tenera età sono stata sovraesposta alla fisica di tutti i tipi (scegliete voi: nucleare, teorica, dei plasmi, delle particelle) e, purtroppo, a fisici di tutti i tipi (scegliete voi: antipatici, pazzi, noiosi, presuntuosi o quelli che raccontano barzellette brutte). In altre parole, un po' come Obelix con la pozione magica di Panoramix, io nella fisica ci sono caduta dentro piccola, troppo piccola, quindi quando si tratta di divulgazione della fisica io sono, come dire, un pubblico particolarmente difficile.
Tornando all'immaginaria chiacchierata dell'autrice con Newton, è a questo punto che al lettore vengono presentate le basi della fisica quantistica tra cui il principio di indeterminazione di Heisenberg, i quanti, il gatto di Schrödinger, la struttura dell'atomo, l'entanglement quantistico, il dualismo onda-particella e il corpo nero.
Scopriamo anche interessanti aneddoti sui grandi scienziati e scienziate che vivevano dietro tutte queste nuove teorie: la passione per il calcio di Niels Bohr, che però durante una partita risultò essere un portiere un po' distratto, talmente era preso da un problema matematico che stava appuntando sui pali della porta; la passione per le donne di Erwin Schrödinger, grande seduttore irresistibilmente charmant (se vi piacciono i fisici); la scaramanzia di Wolfgang Pauli; i pianoforti a coda Steinway di Max Born che, oltre ad aver contribuito alla prima formulazione completa della meccanica quantistica, fu anche il nonno materno della Sandy di Grease, Olivia Newton-John; le poche, pochissime parole di Paul Dirac al punto che i colleghi di Cambridge un giorno inventarono per lui una nuova unità di misura, il Dirac, equivalente all'emissione di una parola ogni ora.
E, assieme a questo mondo quantistico, scopriamo come funzionano molti oggetti di uso quotidiano, come il laser e la chiavetta Usb, e altri di uso meno quotidiano come i pannelli fotovoltaici e il microscopio elettronico.
In fondo, per ammissione della stessa autrice, la meccanica quantistica si può anche ignorare, non è essenziale per la vita di tutti i giorni e la maggior parte di noi può continuare a sopravvivere, twittare, cambiare canale, farsi selfie, tostare il pane, guardare Dvd e fare la spesa scannerizzando codici a barre senza dover pensare al fotone, alle vibrazioni degli atomi, alle funzioni d'onda, all'effetto tunnel, o ai numeri quantici degli elettroni. E, ad essere onesti, non è attraverso un dialogo immaginario con Newton che capirete la meccanica quantistica, ma non credo sia neanche l'obiettivo di questo libro. L'intento dell'autrice sembra piuttosto essere quello di fare sbirciare il lettore nel mondo controintuitivo dell'infinitamente piccolo senza una comprensione dettagliata dei meccanismi, ma con una generale presentazione che invoglierà all'approfondimento i lettori più curiosi e propensi a perdersi «nei meandri più torbidi della meccanica quantistica».
Un'ultima cosa lasciatemela dire però: va bene l'amore per la scienza, va bene la passione per la fisica, va bene tutto, ma lo spirito a metà tra il sognante e l'estasiato che permea tutto il libro, un po' come un'Heidi avvolta nell'abbraccio della meccanica quantistica, saltellante tra le funzioni d'onda con gli elettroni che fanno ciao, mi è sembrato un po' eccessivo.
E per fortuna nessuno dei troppi fisici che ho incontrato nella mia breve vita ha mai provato a spiegarmi le relazioni sentimentali a distanza con l'entanglement quantistico, altrimenti sarebbe rimasto a distanza e senza relazione, men che meno sentimentale.Io però l'avevo premesso, sono un pubblico difficile.
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