Al cinema e non solo. Ecco le novità di punta della prima settimana dell'anno.
Incastrati, serie tv di Ficarra e Picone. (Dal 01/06 su Netflix)
Una prima stagione scritta, diretta ed interpretata dal duo comico, i cui ingredienti sono gli stessi di sempre: sicilianità, buffoneria e commedia degli equivoci.
Nei panni di amici che sono anche cognati e colleghi di lavoro, i nostri si trovano a effettuare una riparazione in un appartamento che è appena stato luogo di omicidio. Da appassionato di serie crime, uno dei due suggerisce la fuga, ignorando di dare in questo modo il via a peripezie che condurranno entrambi nel mirino della mafia.
Si prendono in giro sia la politica corruttibile che la malavita organizzata. Il tono è leggero e tutto si gioca volutamente su cliché e personaggi in odor di macchietta: ci sono la madre del sud, la moglie salutista, il giornalista retorico di provincia, il gruppetto di mafiosi.
L’affiatamento dei due protagonisti è il punto di forza ma, alla lunga, i loro “botta e risposta” suonano come una cantilena prevedibile. Il problema è che sebbene un episodio tiri l’altro, sembra di trovarsi di fronte a un film tirato per le lunghe, 160 minuti divisi in sei parti, alla fine del quale si arriva più per inerzia che per coinvolgimento.
Lasciarsi un giorno a Roma di Edoardo Leo. (Dal 01/06 su Sky e NOW)
Tommaso (Edoardo Leo) e Zoe (la bella Marta Nieto) vivono insieme da dieci anni. Lei è un pezzo grosso nella produzione di videogame, lui uno scrittore che, in segreto, dà suggerimenti amorosi su di un magazine. Quando è Zoe a chiedere consiglio a quella posta del cuore su come lasciare il compagno, Tommaso cade dalle nuvole e indaga su cosa non vada nella coppia.
Strutturato in capitoli con titoli che rimandano all'ambiguità dei rapporti sentimentali, il film mette in scena la difficoltà di lasciarsi. Nei luoghi più iconici della romanità sfilano rischiosi stereotipi, declinati in due storie d’amore (l’altra ha per protagonisti Claudia Gerini e Stefano Fresi). Opera corale interessante per la presenza di donne forti, la cui affermazione professionale crea squilibrio nella relazione. Facile immedesimarsi nell’incomunicabilità e nella paura di soffrire e far soffrire.
Un film che ha il pregio di mostrare certe fragilità esistenziali del maschio contemporaneo ma che arranca quanto a ritmo, schiacciato da atmosfere malinconiche e dialoghi talvolta esageratamente accorati.
Belli Ciao di Gennaro Nunziante (dal 01/01 al cinema)
Pio e Amedeo, diretti dal regista dei successi di Zalone, sviscerano con divertente irriverenza il solito confronto tra Nord e Sud. Un’ora e mezza scarsa in cui sorridere di differenze economiche, sociali e culturali, luoghi comuni sfruttatissimi ma eternamente fonte di spunti ilari. Il film si apre in una “comunità di recupero per meridionali che hanno vissuto a Milano” per poi ripercorrere la storia di due amici (interpretati dal duo comico): uno con l’ambizione della finanza e uno da sempre appassionato di medicina. Il primo diventa qualcuno dopo essersi trasferito nella City lombarda, il secondo resta al paesino d’origine e si accontenta di aprire un negozio di articoli sanitari. Trama semplice, molti innesti legati all’era dei social, tante verità travestite da gag. Peccato per un finale frettoloso e buonista, in contraddizione col resto del film.
Matrix – Resurrections di Lana Wachowski (dal 01/01 al cinema)
Tornano gli iconici Neo e Trinity (Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss), assieme al sottotesto filosofico che fece furore venti anni fa. Autoironia e auto-citazionismo però non bastano a salvare il pasticciato flusso di dialoghi spesso didascalici. Narrativamente disordinato e ripetitivo, "Resurrections" si propone di intrigare una nuova generazione di spettatori e di rinverdire concetti (forse dimenticati) a quella che giustamente glorificò il primo film.
Nell’incipit Thomas è l'autore della trilogia videoludica di grande successo "Matrix" e non ricorda di essere l'eletto Neo. Si rivolge alle cure dell'Analista, uno psicologo che gli prescrive pillole blu, e tenta di conoscere una donna che somiglia moltissimo alla Trinity del suo videogame. Ci vorrà una nuova visita di Morpheus (una pallida versione dell’originale) a offrirgli una seconda possibilità.
“Repetita iuvant” ma troppe cose restano abbozzate: dai nuovi comprimari all’azione, tutto sommato standard.
Un eroe di Asghar Farhadi (dal 03/01 al cinema)
Rahim (Amir Jadidi) è in prigione per un debito che non è riuscito a onorare. Quando, durante un congedo di due giorni, entra in possesso fortuitamente di una borsa piena d’oro, la restituisce alla legittima proprietaria. La notizia, divenuta di dominio pubblico, lo trasforma in figura esemplare sui Media. Ma la buona fede dell’uomo sarà presto messa in discussione.
Un viaggio avvincente e intelligente nel concetto di moralità.
Un film culturalmente specifico, ma dal messaggio universale e tutto sommato pessimista sulle meccaniche implacabili della società. Il caso di coscienza di un povero diavolo si trasforma in un kafkiano dilemma collettivo in cui emerge come l’integrità di facciata sia tutto nell’epoca attuale e ognuno sia portato a giudicare in base ai propri interessi personali. Gran Premio Speciale della Giuria a Cannes meritato.
The King’s man – Le origini di Matthew Vaughn (dal 05/01 al cinema)
Dopo i due film del 2014 e del 2017, ecco l’origin story della saga. Curioso esperimento: il tono sopra le righe si sposa stavolta alla grande Storia, alternando momenti scanzonati ad altri che sembrano usciti da pellicole alla “Salvate il soldato Ryan”.
La trama vede il duca di Oxford (Ralph Fiennes) tentare di convincere il figlio a non arruolarsi durante la Prima Guerra Mondiale e a servire invece il Paese collaborando con la sua rete di spie internazionali, composta dalla servitù di varie casate nobiliari. Intanto una mente criminale tiene sotto scacco le principali corti europee.
Si reinventa, senza badare a spese e in maniera audace, la grande Storia in un film di spionaggio che ora sfiora il dramma epico, ora sembra un’avventura
a fumetti. Un ambizioso e coraggioso passo avanti rispetto all’action "comico" con superspie in abito sartoriale.Memorabile Rhys Ifans nei panni di Rasputin, divertente Tom Hollander in un triplice ruolo.
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