Io sarei per non parlare più di politicamente corretto, perché è diventato un cliché per cui se dici che qualcosa è politicamente corretta significa che sei politicamente scorretto e dunque un fascista, quando ormai destra e sinistra c'entrano poco. Anche perché il politicamente corretto fa più danni alle varie cause per i diritti individuali del politicamente scorretto.
Tra l'altro a mettere il dito nella piaga, anzi non un dito ma un bellissimo libro, è Giuseppe Culicchia, tra i nostri scrittori più liberi e interessanti, che ha appena pubblicato per Feltrinelli E finsero felici e contenti, un J'accuse contro le banalità del politicamente corretto che è definito senza mezzi termini come ipocrisia. Un volume organizzato come un vero e proprio dizionario e che colpisce a trecentosessanta gradi, come ogni vero scrittore dovrebbe fare, altro che le mummie del Premio Strega e dei vari club di zombi dell'establishment culturale italiano, i «Guardiani del Pensiero Unico», per dirla con l'autore.
Per cui è body shaming se ironizzate sul corpo di una donna di sinistra, o se dite mezza parola contro l'avvenenza di Michela Murgia, ma non lo è se Asia Argento dà della grassa a Giorgia Meloni o per quanti lo hanno fatto per Giuliano Ferrara, per non parlare del nano e pelato e quant'altro dato a Berlusconi. Le razze invece non esistono più (in effetti scientificamente è vero) però l'accusa di razzismo viene sempre indirizzata ai bianchi, non agli Hutu e i Tutsi per esempio, che si scannano proprio per la razza: andrebbero educati, ma non sia mai (perché vige sempre il mito del buon selvaggio). Dunque «fingere che ogni razzismo sia una caratteristica occidentale e che non esista anche altrove, per esempio tra le popolazioni asiatiche o africane».
Se dite «aiutiamoli a casa loro» siete fascisti, sovranisti, leghisti, ma se lo fanno le ONG va benissimo (tra l'altro ricordo a Culicchia, a integrazione del suo pensiero, che il primo a dirlo fu Bettino Craxi, con due decenni di anticipo e prevedendo la catastrofe migratoria, ma tanto anche Craxi viene etichettato come fascista, essendo stato amico di Berlusconi).
Non parliamo del sesso, i maschi sono sotto accusa per il solo fatto di essere maschi. Bisogna usare anzi l'asterisco quando ci si riferisce a entità collettive, e giustamente Culicchia nota come «del resto la stessa o finale del sostantivo maschile sesso in quanto discriminazione la dice lunga, e chissà che qualcuno non se ne esca prima o poi con la proposta di passare a sessa o ancora meglio a sess*». (D'altra parte già la Murgia ha proposto di chiamare la patria «matria», però poi va a farsi friggere la Madre Patria, dovremmo dire Il Padre Matria? No perché il padre, in quanto maschio, va proprio abolito.)
Non citare mai D'Annunzio, altrimenti si è fascisti, sovranisti, ecc, dimenticando «che durante l'impresa di Fiume promulgò la Carta del Carnaro, che prevedeva il suffragio universale maschile e femminile, la libertà d'opinione, religione e orientamento sessuale, la depenalizzazione dell'omosessualità, del nudismo e dell'uso delle droghe».
I siti porno vanno stigmatizzati in pubblico, perché sfruttano il corpo delle donne (e dei maschi no?), però a guardare le statistiche di chi ne usufruisce i conti non tornano, vabbè. Tanto non tornano in innumerevoli casi. Come nelle donne che lottano per la libertà dalla società patriarcale (tipo ancora la Murgia) ma per incontrarsi con una musulmana si mettono il chador. Senza contare la pedofilia nella Chiesa: sono casi isolati e il Papa si scusa sempre, ma «una qualsiasi organizzazione o setta che praticasse la pedofilia su vasta scala non verrebbe sciolta all'istante dalle autorità giudiziarie?».
È un libro che non risparmia nessuno, che dovete correre a comprare e leggere, con un unico difetto inconsapevole, che è la voce Parente, che riguardando me posso correggere. Cito: «Parente non sa cosa sia l'ipocrisia, collezionando nemici e onore e beccandosi pure dell'incel da parte di signore politicamente corrette (ma non con lui). In quanto amico di Parente, il fumettista Gipi è stato di recente esortato via Twitter a ripulirsi la coscienza abbandonando l'ignobile Massimiliano. Gipi ha risposto da par suo con la citazione che trovate in esergo del presente volume». La citazione di Gipi, riferita al sottoscritto, dice: «preferirò sempre le persone più storte, più ignobili, maldestre, infelici a questa generazione di preti», dove l'ignobile, maldestro e infelice sarei io, attaccato dalle nazi-femministe.
Ma quello che non sa Culicchia è che dopo questa presa di distanza travestita da coraggio politicamente scorretto, Gipi ha rotto con me in seguito a un mio ennesimo attacco all'intoccabile Murgia, e perché a detta sua essere mio amico gli stava compromettendo anche la partecipazione al Premio Strega.
Dove poi è entrato, ma squalificato subito (darà la
colpa a me anche di questo). Ipocrisia, ragazzi, ipocrisia. Leggete questo libro di Culicchia, non ve ne pentirete. E tu, Culicchia, non condividere questo mio articolo, non dirlo a nessuno: è uscito sul Giornale, è fascista.
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