Secondo Richard Dawkins, il premio Nobel per la letteratura dovrebbe essere dato a Steven Pinker, tra i più importanti psicologi cognitivi che ha scritto libri immensi per il grande pubblico, e illuminanti. Sono d'accordo con Dawkins, che poi non siano romanzi c'entra poco, non lo erano neppure le canzoni di Bob Dylan né i monologhi teatrali in grammelot di Dario Fo. Il più bello, a mio avviso, è Tabula rasa, andrebbe introdotto nelle scuole, visti i temi che tratta e i luoghi comuni che smonta. Quando uscì negli Stati Uniti suscitò un vespaio a sinistra, perché andava contro il mito del buon selvaggio, contro le femministe, contro il politicamente corretto, e soprattutto contro l'idea che gli uomini siano tutti uguali. Insomma, scientificamente l'uguaglianza dei cervelli non c'è, così come siamo alti o bassi, si è intelligenti o cretini (la seconda categoria è molto più diffusa tra l'umanità, nonostante si sia autodefinita Homo sapiens, ma la piccola percentuale di non cretini ha portato avanti il progresso, da Darwin alla relatività di Einstein).
Il suo nuovo libro, appena pubblicato in Italia da Mondadori, si intitola Razionalità, e come tutti i libri di Pinker è una miniera, quello che si dice un pozzo di scienza. Leggendolo potete anche qui sfatare nella vostra testa molti luoghi comuni (per esempio il pensiero che si viva in un'epoca violenta, mentre non abbiamo mai vissuto in un'epoca più pacifica, argomento già affrontato da Pinker nel monumentale saggio Il declino della violenza), e apprendere, anche se siete profani, cosa sappiamo oggi dell'universo, l'importanza di molte scoperte, e comunque sintetizzare l'intero libro è impossibile, vi posso solo consigliare di leggerlo.
Piuttosto volevo raccogliere una sfida lanciata da Pinker proprio nell'incipit: «La razionalità dovrebbe essere la nostra stella polare in tutto ciò che pensiamo e facciamo. (Se non siete d'accordo, le vostre obiezioni sono razionali?). Eppure, in un'epoca benedetta da risorse senza precedenti per il ragionamento, la sfera pubblica è infestata da fake news, terapie di ciarlatani, teorie del complotto e una retorica della postverità». Nelle centinaia di pagine che seguono Pinker cercherà di capire e spiegare perché, in quest'epoca così avanzata, nella maggior parte delle persone domini l'irrazionalità (dagli antivaccinisti alle credenze, a un certo tipo di ambientalismo antimoderno: Pinker è favorevole al nucleare, giustamente, per risolvere il problema del surriscaldamento globale, non al ritorno nelle caverne come vorrebbe Greta).
Ma la sfida sull'obiezione la raccolgo, e è squisitamente ideologica. Probabilmente, dopo gli attacchi della sinistra, Pinker ha deciso di indorare la pillola, e vi faccio un esempio tra tutti. Da una parte parla delle incredibili conquiste scientifiche dell'umanità: rispetto a un secolo e mezzo fa conosciamo le origini della nostra specie (evoluzionismo), abbiamo sconfitto le malattie per cui l'età media alla nascita era un terzo di quella attuale (grazie alla medicina), siamo andati nello spazio, grazie ai telescopi in orbita riusciamo a vedere i limiti dell'universo, abbiamo rilevato le onde gravitazionali, abbiamo robot su Marte, conosciamo la materia fino alle sue particelle subatomiche, e via dicendo. Possiamo dunque affermare che tutto ciò è avvenuto in Occidente, grazie all'Illuminismo (altro libro da leggere di Pinker, Illuminismo adesso, sempre Mondadori) e alla rivoluzione scientifica.
Invece no. Qui Pinker si inventa un piccolo salvacondotto (un pararsi il sedere) da possibili accuse di occidentalismo da parte della solita sinistra antimoderna e multiculturalista, dedicando un capitolo ai san, per dire che la scienza appartiene a ogni popolo. Chi sono i san? I san sono un popolo africano che vive nel deserto del Kalahari. Pinker si dilunga nel descrivere le sofisticate tecniche di caccia di questi san, i tranelli che concepiscono per catturare le loro prede, le trappole sofisticate che costruiscono con dei ramoscelli e via dicendo. Accuse di occidentalismo sventate, già che c'è ci mette anche un pizzico di femminismo primitivo, perché, sentite qui, «le donne sono esperte nell'interpretare le tracce delle prede; Liebendber racconta che una giovane donna, !Nasi, mise in imbarazzo gli uomini». A parte che se il massimo della parità tra uomini e donne è che una volta una donna li mise in imbarazzo significa che era un'eccezione e non una regola.
Ma, soprattutto, visto che Pinker voleva un'obiezione razionale, gliela faccio subito. Tanto per cominciare tecniche di caccia altrettanto sofisticate si trovano in tantissimi altri animali non umani, perfino negli insetti e negli uccelli, come spiega Giorgio Vallortigara in diversi suoi libri e studi a proposito della coscienza nei minicervelli. E poi: perché i san sono lì nel deserto africano dove sono da centomila anni sempre uguali e noi occidentali ci dobbiamo preoccupare di aiutare gli africani (che vengono da noi) se sono così scientifici e intelligenti da non essersi mai mossi da lì (dove eravamo anche noi, ma poi abbiamo fatto diversi «out of Africa» e eccoci qui, con i telefonini, i satelliti, i farmaci, Netflix e la Playstation), in centomila anni? Perché i vaccini contro le malattie in Africa dobbiamo mandarli noi e invece non vanno a chiederli a questi geni dei san? Qualcuno, una volta, mi obiettò che i numeri arabi che usiamo li hanno inventati per l'appunto gli arabi. Ok, andate a vedere come vivono la maggior parte degli arabi pur avendo i numeri arabi.
A parte questo, leggetelo, è lui che mi ha chiesto di trovare il pelo nell'uovo, ma tolto il pelo l'uovo di Pinker è come sempre buonissimo. Di questi tempi, poi, consigliatissimo ai no vax, che sono molto peggio dei san, su questo ha ragione Pinker.
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