Il fascismo? Non è un fenomeno eterno, come la natura, ma storico e almeno in Italia non ritornerà. Per due precisi ordini di motivi: uno ideologico e uno tecnico. Vediamo il primo. Era il 25 luglio 1943, con la seduta del Gran Consiglio il regime autoritario era caduto, ma Mussolini ancora non era stato arrestato e Croce già scriveva nei suoi Taccuini si cita a memoria che avvertiva di essersi liberato come da un peso che gravava sul centro dell'anima e che, con la guerra che continuava, bisognava sì lavorare a tante altre cose per ricostruire l'Italia ma quel pericolo il fascismo non sarebbe più tornato. La profezia di Croce, che in realtà era semplice senso storico, si è avverata, la storia gli ha dato ragione: il nostro Paese ha affrontato e vinto tanti pericoli, a iniziare dal terrorismo rosso, ma il fascismo non è di certo risorto. Quando mutano le contingenze storiche o la Fortuna del momento, come la chiamava Machiavelli, cambiano anche i connessi drammi. L'Italia di oggi, con buona pace della lunga durata, non è l'Italia del 1922 e se all'epoca il pericolo venne dalla incipiente società di massa con il fascismo movimento, come lo definì Renzo De Felice, oggi il rischio per le libertà, semmai, verrebbe come si è visto con la pandemia con la tendenza dello Stato ad ampliare il suo potere a scapito degli individui. Ma al governo si accingono ad andare proprio coloro che maggiormente hanno nutrito critiche e scetticismo sulla necessità di allargare al di là della Costituzione la sfera statale. Dunque, perché si parla sempre di un imminente pericolo fascista? Un esempio: Umberto Eco credeva nell'esistenza di un Ur-fascismo vi scrisse sopra anche un libretto , ma Guglielmo da Baskerville, il personaggio più noto del suo Il nome della rosa, lo smentisce quando dice e anche qui si cita a memoria che l'unica prova dell'esistenza del demonio è il desiderio umano di vederlo all'opera. Ecco, in Italia l'unica prova dell'esistenza del fascismo come pericolo per la democrazia è il desiderio degli antifascisti militanti di vederlo in azione. Il governo Meloni che verrà metterà una pietra tombale anche sopra questo turpe stato d'animo (chiamiamolo così). C'è poi il secondo motivo, quello tecnico. Secondo Curzio Malaparte che lo dice in Tecnica del colpo di Stato il libro che gli costò il confino per conquistare un Paese moderno non serve né un esercito né bande organizzate ma un manipolo di uomini risoluti che conquisti i nodi strategici di potere. Non conta fare sommosse di piazza ma controllare il sistema dell'informazione, strade, ferrovie. Non a caso Mussolini, come racconta Montanelli, giunse a Roma in vagone letto. Ma oggi arrivare a Roma è un problema e chi volesse marciare sulla città eterna che se la passa male finirebbe bloccato sul grande raccordo anulare.
I mezzi di informazione, poi, soprattutto ora, non sono nelle mani del governo e, forse, non sono nelle mani di nessuno, dispersi come sono in mille testate e teste senza un centro. Se si evita il conformismo, che pende sempre a sinistra, è questa la migliore garanzia possibile di libertà.
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