Omar Sy, la star di «Quasi amici» gioca al poliziotto

Omar Sy, l'attore più gettonato del momento, a Roma presenta "Due agenti molto speciali". "Mi ha salvato l'umorismo"

Omar Sy, la star di «Quasi amici» gioca al poliziotto

Omar Sy e sissignore: è l'anno fortunato dell'ultima pantera nera lanciata nel mondo dell'intrattenimento globale. Ma non ricordategli che somiglia a Eddie Murphy, risata contagiosa inclusa, altrimenti si scurisce (ove possibile). «Non voglio di essere lui: sto bene nella mia pelle!», dice l'attore che macina un record via l'altro. Il successo l'ha baciato in fronte due anni fa con Quasi amici, la commedia che gli ha fruttato un César come Miglior Attore e una netta visibilità Oltreoceano.

E infatti, gli americani l'hanno incluso nel cast stellare di X-Men: Days of Future Past,erigendo kolossal super-eroico di Bryan Singer, dove la star d'origine senegalese - dunque, il primo protagonista nero della serie tratta dai comics Usa - impersonerà Bishop. Ma lui, ragazzone della periferia parigina, le cosiddette «Trappes», dove nasci teppista, non si monta la testa. Nella capitale per promuovere Due agenti molto speciali(dal 28), con la collaudata formula del tandem antagonista stavolta Omar Sy incarna un poliziotto alle prese con un collega bianco, rigido, erotomane (Laurent Lafitte). Tanto il suo Ousmane, della sezione finanziaria, è un bravo piedipiatti single, con figlio a carico, quanto l'alter ego François, ispettore capo dell'Anticrimine, è un balordo filibustiere amante dei locali per scambisti. E poi: la Parigi delle bische, la banlieu che bolle e un po' di risate a condire il classico polar alla francese. «Sono a Roma, ho dormito in un albergo stupendo, m'hanno dato una colazione eccellente. Voilà: certo che ho cambiato vita. Non ho voglia di parlare delle periferie parigine, adesso. Magari, quando a quindici anni crescevo a Trappes come ragazzo di colore, ero già alto uno e novanta e tutti mi guardavano di traverso, come un tipo che faceva paura, non avrei avuto difficoltà a parlare di questioni sociali. Adesso è tardi», taglia corto Omar, che però indossa una maglietta con la faccia di Cassius Clay.

Da star internazionale ed ex proletario, Sy gioca la carta della fratellanza universale. «Se m'incontravano, cambiavano strada. Così, avevo due scelte: o chiudermi, o andare verso l'altro, armato di umorismo. Perché i pregiudizi esistono. Però da entrambi i lati della barricata».

In effetti, i due poliziotti del film, giocando a guardie e ladri s'avventurano l'uno nel mondo dell'altro. Per scoprire che, tra sorrisi, fughe e inseguimenti, l'incontro tra persone diverse può migliorarci. «Da ragazzino pensavo di darmi allo sport, il calcio o la pallacanestro, per emergere. Mai pensavo di diventare attore: volevo solo prendere un diploma e lavorare», racconta Sy, coinvolto per puro caso nel mondo dello spettacolo. «Un mio amico, che lavorava alla radio, un giorno mi chiama a rimpiazzare un personaggio nella sua trasmissione. Io vado e improvviso il personaggio del calciatore senegalese», minimizza l'artista, la cui fisicità erompe sullo schermo, piccolo e grande: in Francia, Sy è il beniamino dei bambini in una fortunata serie tv. «Amo il lato estremo dei film d'azione: guidare macchine veloci, evitare la controfigura, finché i cascatori non mi dicono: “Guarda, non è roba per te”. Ho voglia di fare tutto, senza aspettative particolari. Per me, conta il progetto». La parola che usa di più è «truc», passepartout della lingua francese, però lui, al momento, studia a fondo l'inglese.

«Nel tempo libero sto con la famiglia, guardo qualche film, non faccio niente di particolare. Trovo forza nella differenza e nel lavoro di squadra». E quando abbraccia con entusiasmo il suo doppiatore, Simone Mori, capisci che è sincero.

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