Ora Cetto è "senzadubbiamente" un sovranista

Esce il nuovo film di Antonio Albanese: «L'ho scritto in due anni guardando all'Europa»

Ora Cetto è "senzadubbiamente" un sovranista

La Repubblica allo sbando ha bisogno di un re. Non a caso il video dell'ultimo rampollo di Casa Savoia, con Vittorio Emanuele che annuncia il ritorno della Famiglia Reale - in realtà, lancia una casa di moda ha scatenato i social. Caduti con le scarpe nell'ennesima fake news.

E mentre impazzano i politici pop dal tormentone «Io sono Giorgia» a Salvini che sbarca su TikTok -, arriva Cetto C'è. Senzadubbiamente (da domani in sala), film comico di Giulio Manfredonia, con Antonio Albanese che ripropone la sua nota maschera grottesca. In un profluvio di «senzadubbiamente» e «alloramente», riecco Re Cetto I Buffo di Calabria, stavolta in salsa sovranista, dopo che gli italiani hanno votato, sulla piattaforma online, il referendum «Monarchia» o «Repubblica». Al centro del terzo capitolo della saga dedicata, a otto anni di distanza dalla prima uscita, a uno dei personaggi più amati di Albanese, Cetto La Qualunque, troviamo un cialtrone «semplice, amorale e determinato». Così «uno scettro s'aggira per l'Europa», perché gli italiani sono un gregge che segue un cane e Cetto Re abbaia forte. La «minchiata giusta», dunque, sembra la monarchia: i politici di professione passeranno da deputati a vassalli. Tanto, nulla cambia. Simbolo dei politici ciarlatani e inaffidabili, Cetto Re cala dalla Germania (divertenti i suoi abiti sgargianti, nei colori della bandiera tedesca) e si fa mettere in mezzo dagli ultimi Borboni, nostalgici della monarchia. E che importa se il figlio di Cetto, bravo ragazzo sindaco di Marina di Sopra, tutto ecologia e wi-fi, verrà coinvolto nei traffici del padre. «Ntu culu all'Italia!» e tutti ridono.

«Ho scritto il film in quasi due anni e qui c'è lo sguardo europeo. Il sovranismo ha bisogno d'un sovrano e ciò mi spaventa, per i miei figli e per i figli dei miei amici», dice il comico siciliano. «Ho interpretato molte maschere, ma amo Cetto soprattutto: fa parte del mio modo di essere. Spero di non perdere il mio desiderio di raccontare con ironia il Paese, dove montano delusione e rassegnazione», riflette l'attore, che con Qualunquemente (2011) ebbe molto successo al botteghino.

Albanese, i cui parenti furono costretti ad abbandonare la Sicilia «per fame», come dice lui, lavora molto sul testo e nella sceneggiatura si è fatto affiancare da Piero Guerrera,

autore televisivo col quale ha scritto i primi due film. «Il mio Cetto è molto legato al senso civico, anche se a me sembra di stare lontano dalla politica», afferma l'inarrestabile Antonio, sempre attento al mondo di oggi.

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