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"Ora ritorno in gioco. Il mio show a Sanremo? Sono troppo scomodo"

Il cantautore pubblica "A long goodbye": "Ho capito di non essermi mai innamorato"

"Ora ritorno in gioco. Il mio show a Sanremo? Sono troppo scomodo"

«Non sono uno che si vuole bene» dice Gianluca Grignani festeggiando il cinquantesimo compleanno in un bel locale di Milano. Oltre ai brindisi, si regala anche un nuovo brano che si intitola A long goodbye, un lungo arrivederci, ma in realtà è la foto emotiva di un addio, quello con sua moglie Francesca, mamma dei quattro figli. Una ballata sofferta e potente, un testo graffiato, la fine di un matrimonio pensando dolorosamente che «siam legati da un errore». C'è qualcosa di sempre incompiuto in quello che è, senza dubbio, uno dei talenti più spericolati e selvatici della nostra musica d'autore. E, da quel fulminante Destinazione Paradiso del 1995, la sua carriera si è rivelata una gigantesca, sofferta, talvolta zoppicante rincorsa alla perfezione secondo lui. Tipico degli artisti puri. Quando parla, Gianluca Grignani ha la furia arrembante di chi vuole comunicare e corre a cento all'ora sul filo dei discorsi più o meno come ha fatto all'ultimo Festival di Sanremo, con quello scatto tra le poltrone dell'Ariston cantando con Irama La mia storia tra le dita. Lui truccato quasi da joker, il pubblico sorpreso e festante, Irama disorientato. Volendo, il momento più rock di tutta l'edizione.

Ripartiamo da lì.

«In realtà ho deciso tutto all'ultimo, anche il trucco. Io sono fatto così: non so prendervi in giro».

La corsa tra le poltrone?

«Sono sceso dal palco per riprendermi idealmente quello che è mio, ossia il pubblico».

Sicuro che sia dalla sua parte?

«Quando ho iniziato, la mia generazione era spaccata a metà tra chi mi amava e chi no. Poi mi sono accorto che le generazioni successive invece sono molto più compatte dalla mia parte. Prima le cose accadeva più lentamente. Oggi capisco che la gente è molto più veloce».

Quindi il prossimo anno torna in gara al Festival?

«Io non mi sento comodo in gara. E sono sempre stato scomodo, a volte per colpa mia, altre no».

Amadeus non la vuole?

«Lui è il miglior direttore artistico degli ultimi 15 anni. Ma io andrei al Festival solo se sentissi che il mio brano può esulare dalla gara».

A long goodbye sarà contenuto nel grande progetto Verde smeraldo.

«Tutto è iniziato il 9 maggio del 2017, che è anche un titolo delle canzoni. Quel giorno ho scritto l'incipit di tutto. A long goodbye è parte di questo percorso, scritto nei momenti della mia separazione».

Come la vede oggi?

«Pensavo di essere un viveur, ma ho capito che in realtà non mi sono mai innamorato davvero».

Troppo amore per la musica, forse.

«Di certo ho tre album pronti e tantissimi altri brani in gestazione, scrittura, incisione. In casa ho praticamente uno studio di registrazione dove passo tantissimo tempo, talvolta ci dormo pure. Per me la musica è tutto o quasi, fa parte di me».

Gianluca Grignani oggi.

«Forse non ho mai fatto rock'n'roll e basta. Ma sono rock'n'roll».

Due titoli del prossimo disco rendono l'idea: Esaurimento nervoso e Maledetto psicofarmaco.

«Però mi sono sempre fermato al momento giusto, quantomeno a livello di droghe. Una questione di rispetto per me stesso».

Mi dia la sua idea di rock'n'roll.

«Bruce Springsteen è la conseguenza di Bob Dylan. Il primo è da cinema, l'altro da libro».

A Sanremo è sceso tra il pubblico, quando salirà sul palco?

«Quest'estate andrò in tour».

Dicono che reciti anche in un film.

«Un film nel quale interpreto me stesso perché la protagonista è una mia fan».

Il suo sogno?

«Vorrei che la musica si staccasse da me per un po', solo un po', così da prendere fiato».

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