Panariello e Giallini. La strana coppia lancia un "sit show"

In "Lui è peggio di me" i due artisti mescolano il cabaret con la commedia tv. Per la prima volta

Panariello e Giallini. La strana coppia lancia un "sit show"

In effetti, a guardarli assieme, non sembrano avere un granché in comune. Solare, concreto, positivo l'uno; ombroso, sfuggente, cinico l'altro. Eppure proprio le (ovvie) differenze potrebbero giocare a favore di Giorgio Panariello e Marco Giallini, inaspettatamente uniti per Lui è peggio di me: inedito verità sperimentale, da stasera per quattro giovedì su Raitre. Queste almeno le speranze di Panariello: «Da tempo desideroso di compiere un salto di qualità, e causa Covid impossibilitato a farlo coi mezzi a me abituali, il varietà tutto piume, paillettes e pubblico plaudente», il comico toscano ci prova allora con una sorta di sit-show. Unendo cioè la sit-comedy allo show. E nell'inedita combinazione trova un inatteso alleato proprio in Giallini: il Rocco Schiavone scettico e sprezzante con cui, complice una cena e alcune dirette su Instagram, ha scoperto di avere «molte cose in comune. Dei percorsi di vita molto simili: dolori profondi come la scomparsa di un fratello, ad esempio. E ambizioni analoghe, come quella di essere artisti a 360 gradi». Ma soprattutto la voglia di fare qualcosa di diverso: «Giallini voleva unire tv e musica; io tentare in un varietà più intimo, che puntasse alla verità più che allo spettacolo; a scoprire le persone più che i personaggi».

Ma come unire i due estremi? Semplice: separando gli spazi di un studio tv comune, che ricreassero le due diverse personalità. Da una parte Giallini, col suo angolo musicale (dove duetterà con ospiti canori e non, come Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Kasia Smutniak, Paola Turci) e l'angolo cucina (dove si proverà anche ai fornelli) messi su come un loft newyorchese. Dall'altra Panariello con la scrivania alla The late Show sovrastata dallo skyline d'una metropoli notturna («Solo che io, al posto di New York o San Francisco, avrò Civitavecchia», scherza) dietro alla quale terrà monologhi comici e davanti cui siederanno ospiti ed amici. In mezzo un pianerottolo: lì i due coinquilini «ogni tanto si ritroveranno, per rimproverarsi a vicenda sui differenti stili spettacolari». E un obiettivo comune: Tirar fuori dai nostri ospiti cose che non hanno mai confessato. E che il pubblico mai si aspetterebbe da loro». Insomma non una vera «strana coppia», come si era sentito dire. Ma piuttosto due imprevedibili colleghi, costretti ad una coabitazione forzata da cui, però, potrebbero anche saltar fuori delle sorprese. «Lui avrà gli ospiti suoi, io i miei conferma Giallini - ma nulla impedisce che ce li scambiamo. E che ne nascano duetti imprevisti». Una cosa sola è certa: «Vogliamo restare il più lontano possibile dall'incubo che sta sovrastando tutti precisa Panariello -. Cioè dall'argomento Covid. O dalla politica». E non solo perché sui suddetti temi ci sarebbe ben poco da ridere; ma anche perché «la trasmissione è registrata spiega il comico -. E la satira su attualità e politica deve avvenire quasi in presa diretta. Mentre ora le cose cambiano con una velocità inafferrabile. E tale da superare qualsiasi immaginazione». Quanto alla novità di fare del varietà su Raitre, nonostante Panariello affermi che «non esiste un pubblico di Raiuno o uno di Raitre: esiste il pubblico e basta», l'esperienza dimostra esattamente il contrario. I pochissimi show tentati dalla rete sulle cui esigenze «intellettuali» scherza lo stesso comico: «Si chiama Raitre perché per lavorarci occorrono tre lauree» - hanno tentato d'intercettarne il pubblico più elitario con allestimenti meno convenzionali, più spartani. Ma ottenendone risultati bisogna ammetterlo - non proprio esaltanti.

E in cosa Panariello è peggio di Giallini? «È più pignolo, più preciso analizza l'interprete di Rocco Schiavone -. Il che per me non è una qualità». «È più distratto, più ritardatario gli fa eco il comico toscano -. Durante le prove non sopportava i tempi televisivi. Un giorno è sbottato: Ma come fa Pippo Baudo a reggerli? Io me ne vado!».

Alla fine però i due coinquilini sono diventati amici: «Marco mi stima come attore, non solo come comico», si compiace Giorgio. «E lui mi tratta come un ragazzaccio. O come il matto del villaggio ride Marco -. E questo mi diverte molto».

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