"Piuma" vola con leggerezza sulla maternità tra adolescenti

Il film piace a quasi tutti ma prende anche qualche fischio Il regista: «La nostra generazione ha paura di fare figli»

"Piuma" vola con leggerezza sulla maternità tra adolescenti

da Venezia

«Spero che il mio film possa rompere la tradizione secondo cui le commedie non si addicono ai concorsi. Sarebbe bello se si scoprisse che ridere non è peccato». Correva l'anno 1997 e Paolo Virzì portava alla Mostra internazionale d'arte cinematografica, direttore Felice Laudadio, il suo Ovosodo che vinse il premio speciale della giuria. Ieri, quasi vent'anni dopo, durante la prima proiezione per la critica di Piuma di Roan Johnson in concorso nel festival diretto ora da Alberto Barbera si è riso, e molto, senza sensi di colpa. Alla fine però qualcuno ha urlato quattro-cinque volte «vergogna!» con qualche fischio che ha intiepidito gli applausi della sala che invece sono stati più decisi, e anche a scena aperta, nella proiezione successiva. Addirittura Marco Giusti su Dagospia scrive che Mereghetti, il critico del Corriere della Sera, «urla: È una merda!». Una nota di cronaca che però evidenzia bene le varie anime degli spettatori della Mostra di Venezia, dai cinefili duri e puri con le attese frustrate fino al pubblico più aperto e disposto ad accogliere un film solo apparentemente leggero.

«Noi - spiega il regista - abbiamo fatto una commedia che amiamo molto, ritengo che sia il mio film più maturo. Va bene che ci siano reazioni diverse proprio come lo sono il ventaglio di emozioni. Siamo contenti che gli spettatori abbiano riso e applaudito e sono pronto a rispondere a chi non ha gradito».

In realtà Piuma si inserisce perfettamente nel solco della commedia all'italiana, in una linea di filiazione diretta che vede il suo regista Roan Johnson allievo al Centro Sperimentale con docenti come Paolo Virzì e il suo sceneggiatore, ora anche regista, Francesco Bruni, che a loro volta hanno avuto come maestri Age e Scarpelli.

Ecco dunque Ferro e Cate, i due formidabili protagonisti di Piuma alle prese con gli esami di maturità ma anche con la gravidanza di lei. Una coppia di ragazzi qualunque, splendidamente interpretati da Luigi Fedeli e Blu Yoshimi scelti tra 1200 provini, connotati dal romanesco gergale costruito sulla grammatica della non più periferia romana di Roma Est, che decide di tenere il figlio. Da questo punto, che intelligentemente la sceneggiatura del regista insieme a Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, e Davide Lantieri non carica di risvolti morali, parte tutto il film. Siccome però una gravidanza, in un'età che oggi è stranamente considerata prematura, non coinvolge solo i due ragazzi, ecco l'introduzione narrativa dei loro genitori, quelli di Ferro con la madre (Michela Cescon) decisa ad aiutarli e il padre (Sergio Pierattini) contrario che finisce quasi per chiedere il divorzio, quelli di Cate, più assenti e in difficoltà di lei. In questa confusione di caratteri e di ruoli il punto fermo, la bellezza del film, sta proprio nel racconto veramente amorevole della coppia di ragazzi.

«Ho iniziato a scrivere questa storia con mia moglie perché condividevamo con la maggior parte della nostra generazione una grande paura: fare un figlio. La cosa più naturale del mondo è diventata paradossalmente una complicazione impossibile», racconta Roan Johnson che in questi quattro anni di preparazione è già al secondo figlio. Prodotto da SkyCinema e da Palomar, dal 20 ottobre in sala, Piuma si avvale della colonna sonora molto elettrica di Lorenzo Tomio a cui si aggiunge la canzone di Francesca Michielin Almeno tu tratta dall'album disco d'oro di20are: «Avevo provato a scrivere un brano originale, pensando anche alle piume, ma poi mi sono ricordata di questa canzone molto dolce ed emotiva, perfetta per il film con quella frase che dal blu dei miei giorni mi salverai», dice la cantante che dal 5 ottobre sarà in tour.

Certo è curioso che l'edizione di quest'anno della Mostra di Venezia veda parecchi film che trattano in modi diversi storie di maternità - da quella negata con l'aborto della protagonista di Nocturnal Animals di Tom Ford a quella fortemente cercata della coppia Fassbender/Vikander di The Light Between Oceans di Derek Cianfrance fino a quelle drammatiche di Brimstone di Martin Koolhoven e Arrival di Denise Villeneuve - proprio nel momento in cui infuriano le polemiche per le iniziative ministeriali a favore del Fertility Day: «Il protagonista del film, è un cazzaro ma una piccola cosa ce l'ha in testa ed è che in questi

casi la scelta è sempre della donna, forse i politici non l'hanno capito. Ferro dice sempre, in tutto il film, di essere sempre al fianco della sua Cate», dice il regista. E se nasce una bambina poi la chiameremo «Piuma».

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