La principessa di Leonardo? È una cassiera

Un falsario britannico si dichiara autore dell'opera da 150 milioni

La principessa di Leonardo? È una cassiera

C'è da credere a un impostore? A uno che, come Shaun Greenhalgh, per anni ha falsificato opere d'arte, riuscendo a racimolare oltre un milione di euro (ma ne avrebbe guadagnati una decina, se le forze dell'ordine non l'avessero arrestato nel 2007)? Perché Greenhalgh, falsario britannico che ha trascorso quattro anni e otto mesi in prigione per la sua abilità tanto straordinaria quanto poco legale, nella sua autobiografia sostiene di essere l'autore de La bella principessa, un piccolo dipinto, gesso e inchiostro su pergamena, che pochi anni fa è stato attribuito a Leonardo da Vinci e varrebbe circa 150 milioni di euro. Non solo, la ragazza ritratta, delicata ed elegante, non sarebbe - come affermato dagli studiosi - Bianca Sforza, la figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa (e poi morta) giovanissima a Galeazzo Sanseverino: no, la «bella principessa» sarebbe una «cassiera», la quale, «nonostante la posizione modesta, era prepotente e si dava molta importanza». Si chiamava Sally e, verso la fine degli anni Settanta, Greenhalgh la incontrava sempre al supermercato della sua città, Bolton.Secondo Greenhalgh, La bella principessa sarebbe opera sua, uno dei tanti capolavori autoprodotti nel suo «studio», ovvero il giardino di casa dei genitori (anche loro sono stati condannati, per complicità nella vendita dei falsi): e chissà che goduria quando, qualche anno fa, il dipinto è stato riconosciuto come opera del genio di Vinci. Ma c'è da credergli? Prima dell'attribuzione, gli esperti sono riusciti a verificare l'antichità della pergamena; hanno ritrovato corrispondenze di stile e, soprattutto, una impronta digitale in un angolino del quadro, che corrisponderebbe a quelle già conosciute di Leonardo. Gli esami sul gesso utilizzato dicono che proviene - come minimo - dal diciassettesimo secolo. Lui però sostiene di essere riuscito a ingannare tutti grazie a una serie di accorgimenti tecnici: avrebbe comprato un vecchio documento cinquecentesco da utilizzare come pergamena; «lavorato» un banco di scuola di epoca vittoriana per farne il supporto; e, infine, ricreato l'inchiostro alla maniera degli antichi Romani. Del resto può sostenere qualunque cosa impunemente, visto che è riuscito a contraffare e ricreare opere d'arte di ogni genere, fra cui una scultura di Gauguin e una statuetta egizia, che il Museo di Bolton aveva acquistato per 600mila euro ed era poi finita in una grande mostra sui falsi al Victoria & Albert Museum.Ha già pagato il suo debito con la giustizia.

Però oggi, a 54 anni, Greenhalgh trasporta bidoni dei rifiuti e non può più imbrogliare nessuno coi suoi falsi straordinari: forse vuole provare a ingannare il mondo dell'arte nell'unico modo che gli è rimasto. Insinuando il dubbio, e la beffa.

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