La profezia dell'armadillo è il film tratto dall'omonima graphic novel di Zerocalcare che andrà in onda questa sera alle 22.15 su Rai 5. La pellicola, diretta da Emanuele Scaringi, fu presentato in anteprima mondiale nella sezione Orizzonti del 75° Festival di Venezia.
La profezia dell'armadillo, la trama
Zero (Simone Liberati) è un fumettista che vive nella periferia romana, nel quartiere di Rebibbia, cercando di arrivare a fine mese dando ripetizioni di francese e mettendo le proprie capacità di artista al servizio di band musicali della scena punk e indipendente, che hanno bisogno di qualcuno che crei per loro le illustrazioni. La vera caratteristica unica di Zero è il fatto che la sua coscienza non solo ha preso vita, ma soprattutto ha le fattezze di un armadillo gigante (Valerio Aprea) che cerca di guidare Zero attraverso le sfide di una vita pressoché normale. Insieme all'Armadillo e al migliore amico Secco (Pietro Castellitto), Zero si interroga sulla sua vita, sul futuro, ma anche sulla quotidianità passata tra mezzi pubblici e una Roma periferica ma non per questo priva di fascino. Questo tran-tran quotidiano cambierà irrimediabilmente quando nell'equazione farà il suo ritorno Camille, vecchia amica del protagonista.
Perché il film non ha funzionato?
Nel novembre del 2021 il nome di Zerocalcare è diventato noto anche a chi non aveva mai letto i suoi lavori e le sue vignette. Questo perché, dopo una prima presentazione alla Festa del cinema di Roma, su Netflix ha debuttato la serie Strappare lungo i bordi. Si tratta di una serie animata basata sui lavori di Zerocalcare e doppiata dallo stesso fumettista, insieme a Valerio Mastandrea. La serie proponeva al pubblico alcuni topoi della produzione del vignettista romano: le tante domande che attanagliano la mente di una generazione in qualche modo sperduta, che non trova il proprio posto nel mondo, divisa tra l'illusione del posto fisso e la consapevolezza della precarietà. Strappare lungo i bordi è stato un inno per la generazione che oggi viene riconosciuta con l'etichetta Millennials: persone che hanno avuto il picco dell'adolescenza tra la fine degli anni Novanta e i primissimi anni Duemila.
Tuttavia, prima della serie originale Netflix, l'opera di Zerocalcare aveva già provato a scavalcare il limite tra scrittura e audiovisivo. La profezia dell'armadillo avrebbe dovuto essere quel prodotto che avrebbe sdoganato la fisolofia e l'estetica di Zerocalcare, rendendola nota al grande pubblico. Il film, però, non è riuscito ad essere abbastanza convincente ed è rimasto un tentativo goffo, facilmente dimenticabile. Questo perché La profezia dell'armadillo, non potendo fare affidamento né sul totale coinvolgimento dell'autore né sulla libertà creativa di Netflix, si è dovuto piegare a un certo tipo di mercato cinematografico. Questo ha fatto sì che il racconto venisse svestito da tutti i riferimenti alla cultura pop e nerd - che, invece, trabocca nel fumetto originale e anche in Strappare lungo i bordi - per essere più "semplice" e più accessibile.
La profezia dell'armadillo, in questo modo, diventa solo l'ennesima prova di un certo cinema di borgata, romano, che suscita simpatia ma che rimane troppo ancorato a un livello superficiale. Il film ha cercato di trasporre in modo fedele le atmosfere disegnate da Zerocalcare - e in questo senso il Secco di Pietro Castellitto è davvero ben riuscito - ma è caduto quando si trattava di comunicare con il pubblico, di spingerlo a empatizzare con quanto avveniva in scena.
Da una parte allontanando coloro che si aspettavano una fedelissima trasposizione della graphic novel, dall'altra presentando un film anonimo a chi non conosceva l'opera di partenza ed è rimasto seduto davanti a un'opera pressoché anonima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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