Londra. 29 luglio 1981. Diana Spencer fa il suo ingresso nella cattedrale di St. Paul, a braccetto con suo padre, l’VIII conte Spencer. All’altare c’è il principe Carlo, che la attende. Indossa un abito "da principessa" destinato a fare la storia: taffetà color avorio decorato con diecimila perle cucite a mano, maniche a sbuffo, un velo voluminoso e uno strascico ancor più ingombrante: 7 metri, il più lungo mai indossato da una sposa reale. È tutto così magico da sembrare finto, fiabesco. Per la cultura occidentale, in cui i bambini sono svezzati a suon di libri e cartoni della Disney, non c’è fiaba senza happy end. Ognuno dei seicentomila sudditi pensa che questo sia il finale felice di Lady D. Ma cosa segue il "vissero felici e contenti"? Diana, dopo quel giorno, è diventata la moglie di un marito che non la amava, la principessa che non sarebbe mai stata regina, la donna santificata più per sfortuna che per merito.
La principessa del Galles era fragile e allo stesso tempo determinata, amorevole con alcuni, cattiva con altri, generosa ed egoista, perfetta sulle pagine satinate dei tabloid, ma incline all’errore tra le mura private. Lady D era umana e aveva una personalità complessa che raramente si è riusciti a raccontare con estrema oggettività, come nell’e-book "Diana la principessa del popolo" , scritto dall’esperta della royal family inglese Lavinia Orefici, edito da Piemme.
La trama
Il racconto inizia con il funerale di Diana. È raro che un libro incominci con la fine di una storia, ma d’altronde la vita di Lady D è cosa nota, così come il suo triste epilogo. Lavinia Orefici non ha paura di "rovinare" nessuna sorpresa, e catapulta subito i suoi lettori nella Londra del 1997. Descrive la tristezza dei sudditi, l’insofferenza della principessa Margaret per gli oltre mille mazzi di fiori lasciati davanti al cancello di Kensington Palace per Diana, l’ansia di Carlo, il rigore e la pacatezza della regina Elisabetta II, il fervore del principe Filippo nel tentativo di proteggere i suoi nipoti, William e Harry, dalla pressione mediatica, l’astuzia del primo ministro Tony Blair nel fare da mediatore tra la gente comune e la Corona. Il lettore si sente speciale: come se fosse un cortigiano, custode dei segreti più piccoli dei Windsor.
Ma perché si è arrivati a tutto questo? Lavinia Orefici ripercorre la vita della principessa del Galles da quando era una bambina abbandonata dalla madre fino alla morte in ospedale, dopo l’incidente nel Tunnel de l’Alma a Parigi. Un intero capitolo è dedicato alla famosa intervista rilasciata da Diana al giornalista Martin Bashir per la Bbc nel novembre 1995, perché quello è stato il momento di rottura con la famiglia reale, l’attimo che ha cambiato per sempre la vita di Lady D. Elisabetta II e Filippo avevano sempre trattato Diana come "one of us", "una di noi". Le avevano perdonato ogni cosa: i capricci, le relazioni extraconiugali, la folle e ingiustificata gelosia. Ma l’intervista era inaccettabile. Se non ci fosse stata, probabilmente, nulla di quello che è accaduto in seguito si sarebbe verificato: Diana sarebbe ancora un’Altezza Reale, non avrebbe perso la protezione della Corona e questo libro non esisterebbe.
L’obiettivo dell’autrice, però, non è quello di puntare il dito contro nessuno: il libro promette una narrazione "senza sconti" per chiunque e mantiene la parola data fino all’ultima riga. Sarebbe stato impossibile, quindi, non parlare anche dei pregi di Diana, perché erano innumerevoli, come l’incredibile gusto nel vestire, la sua generosità e l’amore incondizionato per i figli William e Harry.
Conosci ogni segreto di Lady D?
Su Diana Spencer si è scritto già molto. Tutti sanno che Carlo e Diana, prima di fidanzarsi, si erano visti solo 13 volte o conoscono il contenuto dell’intervista del 1995. Eppure chi si imbatterà nella lettura di questo breve e-book (poco più di cento pagine) chiuderà il suo ereader arricchito. Lavinia Orefici ha impreziosito il suo libro con delle chicche da veri intenditori. Qui ne "spoileriamo" solo tre.
Diana, bionda e con gli occhi azzurri come il cielo, aveva l’aspetto di un angelo, ma un caratterino talvolta diabolico. Sua madre, Frances Shand, Viscontessa di Althorp, ha abbandonato casa, marito e figli per risposarsi, quando lei era molto piccola. Questo episodio l’ha segnata profondamente. Il padre, rimasto solo a lungo, nel 1976 si è risposato con Raine, contessa di Dartmouth. Lady D aveva all’epoca 15 anni e non sopportava la sua presenza, credendo che stesse usurpando il ruolo della madre. Per farle capire la sua posizione, al primo Natale in famiglia, le ha regalato la biografia della regina francese Maria Antonietta, morta decapitata. Qualche tempo dopo, come ha raccontato il suo maggiordomo Paul Burrell, Diana l’ha spinta giù per le scale. Per fortuna, l'avventatezza della giovane principessa non ha causato danni irreparabili e con il tempo Diana e Raine sono diventate addirittura amiche.
La principessa del Galles è ricordata anche per essere stata un’indiscussa icona di stile. Ma la scelta dei suoi abiti non era solo una questione di gusto: Diana pensava alla moda come a un linguaggio e tramite i vestiti che indossava comunicava le sue intenzioni e il suo stato d’animo. Come nel caso del famoso "Revenge Dress", il tubino monospalla nero con cui è riuscita a splendere sulle prime pagine dei quotidiani inglesi e a oscurare l’ormai ex marito, Carlo, e la confessione del suo adulterio.
L’ultimo capitolo di "Diana la principessa del popolo" è dedicato al royal wedding: Lavinia Orefici ha cercato di riscrivere la storia, donando anche a Lady D il finale da fiaba che ogni principessa dovrebbe avere. Nessuno sa, però, che mentre agli occhi di tutti stava prendendo forma il sogno per eccellenza, Diana cercava un modo per fuggire dalle sue responsabilità. Secondo quanto scritto dall’esperta, durante i quattro minuti necessari per percorrere la navata della cattedrale di St. Paul, la futura principessa del Galles ha pensato più volte alla fuga. Avrebbe detto: "Volevo girarmi e scappare via.
Se solo avessi avuto più coraggio, avrei fatto come Katharine Ross nel film 'Il laureato' ". È stato il pensiero di inciampare nello strascico a farla desistere. Sono stati quei 7 metri a separarla dalla felicità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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