Questi «Avengers» non stancano mai

di Anthony e Joe Russo con Robert Downey jr, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch

In Avengers: Infinity War, l'ultimo superfumettistico film della Marvel targato Disney, ci sono 76 (settantasei) personaggi. Moltissimi i famosi supereroi che abbiamo visto in solitaria o sempre nei primi due capitoli di Avengers: il grande Robert Downey Jr., nel ruolo di Tony Stark/Iron Man, Chris Hemsworth in quello di Thor, Mark Ruffalo alias Bruce Banner/Hulk, Chris Evans è Steve Rogers/Captain America, Scarlett Johansson è Natasha Romanoff/Vedova Nera, Benedict Cumberbatch il Dottor Strange, Tom Holland è Peter Parker/Spider-Man mentre Josh Brolin è il protagonista assoluto Thanos. Solo per citarne i più famosi ma c'è anche il divertente e divertito Chris Pratt nel ruolo di Peter Quill/Star-Lord dei Guardiani della Galassia. Ma non spaventatevi. Per gli amanti del genere - perché è inutile far finta di niente, un po' amanti del genere bisogna essere per sorbirsi 2 ore e 29 minuti di battaglie e soprattutto mazzate tra i protagonisti - questo terzo capitolo della saga che finisce come gli altri due, con una sequenza importante dopo tutti, ma proprio tutti i titoli di coda, è il film di Bengodi. Tali e tanti sono gli intrecci, gli spunti, i tasselli del puzzle che si aggiungono a ogni scena, le strizzatine d'occhio, le citazioni, le battute sapide, i momenti epici, quelli drammatici, la risata liberatoria e la lacrima trattenuta. E quasi poco importa ricordare la trama che, come in tutti i più grandi racconti, è di una semplicità quasi disarmante: Thanos, potente signore della guerra e despota, famigerato in tutta la galassia per la sua malvagità, sta conquistando tutte e sei le Gemme dell'infinito per ottenere un potere illimitato su tutto l'universo. Gli Avengers sono chiamati a mettere da parte le loro divisioni interne - che ci sono, come nei migliori partiti - e a unirsi per combatterlo.

Il racconto primordiale tocca naturalmente potenti temi universali e non si può non rimanere colpiti dalla maestria dei registi nel tenere in piedi i vari e diversi registri narrativi e nel gestire, con misura, una moltitudine di protagonisti.

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