Grace (la bravissima esordiente nel lungometraggio Odessa Young) è una sedicenne scappata di casa nella vasta zona australiana occidentale chiamata «cintura del grano», ricercata dai genitori e da un investigatore privato piuttosto anzianotto. Ma la Grace del titolo originale può anche essere letta come «In cerca della Grazia», tema che è molto caro alla regista australiana Sue Brooks (unica donna nel concorso di «Venezia 72» insieme a Laurie Anderson), perché tutto il suo film è pieno di grazia, anche in alcuni dettagli che sembrerebbero assolutamente trascurabili ma su cui spesso tutti noi ci soffermiamo nella realtà senza pensarci. Inoltre nella costruzione a incastro, con il punto di vista diverso di tutti i protagonisti, di questa tipica storia di fuga adolescenziale, la regista e sceneggiatrice mette in scena la casualità delle nostre vite che sfuggono completamente al nostro controllo. Dove ogni nostra azione modifica quelle conseguenti e quelle degli altri.
Tutto per fortuna condito da una grossa dose di ironia che sfocia in dialoghi a volte quasi surreali ma strepitosi e in una messa in scena
lenta, tranquilla ma inesorabile che fa pensare spesso alle soluzioni adottate dai fratelli Coen nei loro film. Anche per questo Looking For Grace è un'opera estremamente vitale soprattutto quando arriva a parlare di morte.
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