Pian piano ce l'ha fatta: ha raggiunto un suono internazionale. Non che prima Marracash fosse «cheap», anzi King del rap di oltre tre anni fa aveva suoni e arrangiamenti senza confini. Ma se non fosse cantato in italiano, questo nuovo Status potrebbe arrivare tranquillamente dagli Stati Uniti. «Volevo fare un disco senza complessi di inferiorità», spiega lui che in realtà si chiama Fabio Rizzo è nato in Sicilia ma è milanese d'adozione e ora, a 35 anni, ha una cifra ormai molto personale quindi riconoscibilissima nelle rime e nel flow . Aggressivo sì (come in Sushi & cocaina o Crack o anche Vendetta ) ma a modo suo. «Mi chiedo sempre: ci sono tanti rapper, perché il pubblico deve scegliere proprio me?».
Appunto: perché?
«Perché cerco di essere me stesso. E non fare compromessi. Qualche volta, ascoltando il rap italiano, la domanda che mi viene è: ma che ci faccio qui? Che cos'ho in comune con tanti altri?».
Però dica anche la risposta.
«Spesso mi sembra che la differenza con altri rapper sia paragonabile a quella che c'è tra Un posto al sole e Gomorra . Entrambe parlano di Napoli con attualità. Solo che Gomorra lo fa con una recitazione e una rappresentazione del male credibili e profonde. L'altra no».
Ma quali sono i rapper da Un posto al sole?
«Ormai ho abbastanza esperienza per non cadere in domande tranello come questa». (sorride - ndr )
Comunque è stato tagliente.
«Per carità, non voglio dire che io sono quello bravo e tutto il resto fa schifo. Ma la mia visione del rap è di educare il pubblico a essere ribelle. Mi sento il Kurt Cobain dell'hip hop».
Paragone non da poco.
«Qualche volta mi chiamano Jovanotti dark e, proprio come lui, voglio fare anche cose non facili, sperimentare, permettermi il lusso di registrare pezzi lunghi oltre cinque minuti invece dei tre ormai obbligatori».
Magari le trasferte a Londra e Los Angeles sono servite a prendere coraggio.
«Impari a guardare il tuo paese dell'esterno: una lezione vitale».
Status è stato mixato da Anthony Kilhoffer, che è il braccio destro nientemeno che di Kanye West.
«È stata una scelta impegnativa anche economicamente, ma volevo portare la musica in primo piano. Difatti non ho ancora pubblicato il video e il singolo In radio esce proprio oggi».
Nonostante il successo del rap, le radio italiane hanno ancora qualche diffidenza a trasmetterlo.
«Però sono sempre uno spartiacque decisivo per chiunque. Vero, c'è il web, che è un incubatore ormai capace di sostituire per creatività la scena dei centri sociali. E ci sono i talent, anche loro grandi incubatori e veri starting point. Ma la radio è sempre lo sbocco più ricercato, almeno per ora».
Status è pieno di featuring di rapper, da Fabri Fibra a, tra gli altri, Coez, Guè, Neffa e Salmo. Però spunta anche Tiziano Ferro.
«Nel mio disco sembra quasi John Legend. Lui è uno scrupoloso e accuratissimo. E i suoi dischi, come anche quelli di Jovanotti oppure il nuovo singolo di Mengoni, Guerriero , sono tra i pochi prodotti italiani che, dopo averli ascoltati, un americano non noti sonorità ancora ferme agli anni '80».
Anche il titolo della canzone riferita a Milano, ossia Sushi & cocaina , avrebbe potuto essere identico dieci o quindi anni fa.
«Vero. Quando ho iniziato questa carriera, pensavo che il fenomeno coca si esaurisse in pochi anni. Invece 'sta roba non passa, anzi impazza, come dimostra anche il nuovo libro di Saviano».
A proposito di titoli, uno si riferisce evidentemente a Gianluca Grignani, citato pure nel testo: A volte esagero.
«È il titolo del suo ultimo disco e l'ho trovato geniale perché è anche un concetto hip hop. Io e Gianluca siamo quasi amici, lui è rock. Nel brano, Salmo lo cita in modo un po' irriverente, ovviamente non è nulla di offensivo e spero non si arrabbi...».
Marracash da un bel po' non fa concerti.
«Sarebbe ora di ricominciare no? Il grosso del tour partirà a settembre nei club».
Di solito si inizia due minuti dopo la
pubblicazione del disco, talvolta pure prima.«Ma questo è un disco complesso, dark, talvolta quasi hardcore e ha bisogno di tempo per essere assorbito e capito fino in fondo. Quindi perché non aspettare il momento giusto?».
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