Di certo lui non fa una piega. Achille Lauro ha le idee chiare anche quando non hanno l'effetto voluto. «Faccio le cose a modo mio, a prescindere da come vengono accolte». Dopo il chiacchierato passaggio all'Eurovision Song Contest di Torino (era in gara per San Marino, non ha superato la semifinale), è partito con l'Electric Orchestra per concerti che creano in diretta opere d'arte generativa Nft a scopo benefico (Ntf Live Superart). Un'altra scommessa di questa «mina vagante» che tra pochi giorni compirà 32 anni e non smette di sparigliare le carte anche quando non ha assi da giocare. Ieri sera era all'Ippodromo di Milano, poi passerà anche da Brescia, Roma, Firenze, Napoli, Taormina, Lecce e via elencando fino a metà settembre. Un tour di passaggio in quell'inarrestabile e controverso mondo che è Achille Lauro con le sue visioni.
Però adesso possiamo fare un bilancio. L'Eurovision?
«Seguo l'istinto e credo che ogni opportunità vada presa. Sono arrivato all'Eurovision pensando che nessun altro si sarebbe presentato con un brano punk rock cantato su di un toro imbizzarrito».
Non è andata come avrebbe voluto: niente finale.
«Sono abituato a metterci la faccia e poi a ricominciare se non va bene. In America questo è visto come un segnale di ambizione e il fallimento di una iniziativa è considerato un'opportunità per iniziarne un'altra. Certo, sarebbe stato bello arrivare in finale, però...».
Però?
«Tutto ciò non mi impedirà di arrivare a suonare in sei concerti a San Siro».
Consecutivi?
«Ovvio». (sorride - ndr)
Ci sono state polemiche sulle irregolarità di voto che hanno coinvolto alcuni Stati, tra i quali San Marino. In più il bacio sulla bocca del suo chitarrista Boss Doms potrebbe aver alienato tanti voti in alcune aree europee.
«Non conosco il funzionamento delle votazioni né le dinamiche politiche. Però sono soddisfatto perché abbiamo presentato uno spettacolo dirompente. In ogni caso, ho partecipato per quattro volte consecutive al Festival di Sanremo e non ho mai vinto».
L'Italia all'Eurovision era rappresentata da Mahmood e Blanco, che ha criticato la sua scelta di «correre» per San Marino.
«Molti mi hanno mandato messaggi per dire che non si era espresso proprio così. Ma è un giovane pischello e magari non pensava che quella frase sarebbe stata riportata. In ogni caso, io faccio le mie scelte senza chiedere il permesso ai colleghi».
Questo tour è comunque una sfida coraggiosa. Anche perché punta sugli Nft, i «Non-fungible token» che poi saranno messi all'asta per il Comitato Maria Letizia Verga per lo studio e la cura della leucemia del bambino.
«Gli Nft suscitano le stesse reazioni nella gente di quando è arrivata Internet, non mi stupirei se in futuro avessero un ruolo sempre più importante».
La frenesia del giovanilismo a tutti i costi colpisce anche Achille Lauro?
«Ormai io sono un caz.. di boomer, ormai sono come Califano (sorride - ndr) ma non ho paura di perdere il pubblico, non ho paura del futuro. In fondo il mio lavoro me lo sono inventato passo dopo passo».
La giornata tipo di Achille Lauro.
«Lavoro 19 ore al giorno, e non scherzo. Chi è di fianco a me pensa che io sia una persona strana, in realtà ho soltanto una gigantesca passione. Sono curioso, seguo tutto. La mia prima start-up è stata finanziata dalla Sony con centinaia di migliaia di euro ma faccio tante altre cose tranne il manager».
Però potrebbe fare il giudice in un talent show.
«Non mi metto limiti. Ho visto ad esempio che Rkomi sarà in giuria nel prossimo X Factor. Però, se devo proprio dirla tutta, non mi sento portato per stare davanti alla tv. Per capirci, al cinema preferirei fare il regista più che l'attore».
L'estate del pop ha risvegliato le melodie tipo anni Sessanta.
«Posso dirlo. Me so' rotto i cogl...».
Scusi?
«Come sempre arriveremo alla nausea. Ma ci penso io: mi inventerò una cosa che subito tutti diranno che schifo ma poi due anni dopo tutti la imiteranno». (sorride - ndr)
Tanti pensano che la sua attenzione all'allestimento e alla scenografia le abbia tolto attenzione alla musica.
«Questo tour mette un punto sulla mia storia fino all'Eurovision. Ora ci sarà un nuovo inizio».
Ossia?
«Siamo in una fase musicale che va oltre l'urban. E io magari me ne andrò sul palco solo con jeans e maglietta. La propria identità resta sempre più importante della moda».
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