Come rifarsi le orecchie dopo i tormentoni estivi

Dai classici della Motown al redivivo David Crosby, ecco una serie di dischi imperdibili appena usciti

Come rifarsi le orecchie dopo i tormentoni estivi

Hot. Caldo. Hot. Sensuale. Hot. Alla moda. Ci si lamenta: non si può manco ballare e bisogna mettersi la mascherina; non ci si può assembrare e nemmeno abbracciare. Be' perché non fare come nella scena madre del film del 1983, Il grande freddo, di Lawrence Kasdan, quando i protagonisti ritrovatisi dopo il suicidio di un amico si mettono gioiosamente a danzare in cucina, passandosi le stoviglie, al ritmo di Ain't too proud to beg dei Temptations? Naturalmente in privato. Impossibile tenere fermo il piedino. Se avete voglia di farvi un bel regalo scaccia-crisi, il cofanetto Motown: The Complete N° 1's fa al caso vostro: ci sono tutti i grandi successi della celebre casa discografica di Detroit, compreso il brano dei Temptations. E, tanto per restare in tema di grande musica vintage da ballo, You Gotta Move The Rock and Soul Sounds of Muscle Shoals, Alabama, da poco uscito, è una meraviglia retrò in grado di coniugare voglia di muoversi e bellezza passionale: Otis Redding, Gregg Allman, Blind Boys of Alabama e Eddie Hinton, tanto per fare qualche nome di garanzia.

I Blackberry Smoke sono originari di Atlanta, nella vicina Georgia, e quella lezione devono averla imparata bene. Sentitevi il loro ultimo album, You Hear Georgia, e capirete di cosa si stia parlando: chitarre taglienti con o senza slide, sezione ritmica granitica, organo Hammond e pianoforte honkytonk a profusione. E, soprattutto, grandi canzoni e feeling in abbondanza, nel solco della tradizione del Southern Rock. Già, siamo dalle parti di Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd e ZZ Top, ma c'è pure una ventata di freschezza nella loro musica.

Quella stessa aria che si respira mettendo sul piatto il decimo album in studio dei Foo Fighters, Medicine at Midnight. Ho detto decimo, non nuovo. Perché di nuovo, forse, nei Foo Fighters non c'è mai stato nulla. Nella musica della band capitanata da Dave Grohl, già batterista dei Nirvana, c'è costantemente un che di dejà vu, qualcosa di già sentito, ma non si può fare a meno di apprezzarne la paradossale effervescenza. Making a fire mi ricorda le sonorità di certi dischi di Leon Russell e Joe Cocker che sembrano lontani anni luce e che, ancora una volta, ci riportano nei leggendari studi di registrazione di Muscle Shoals. Non lontano da lì, a Memphis, fa tappa il super cantante country Dale Watson. Il suo Dale Watson presents: The Memphians, uscito in questi giorni e consigliatomi dall'amico DJ Honkytonk Man, è un concentrato di rock'n'roll e rockabilly strumentali, un tributo dichiarato alla scuola di Elvis, Carl Perkins, Duane Eddy, ecc.

C'è un che di profondamente rassicurante nella musica di un tempo, qualcosa in grado di animare i moribondi. E non dite che sono nostalgico. Quanto mi piacerebbe poter accogliere con entusiasmo qualche novità. Ah, già, una novità ci sarebbe. Robert Finley della Louisiana. Peccato che abbia 67 anni suonati. Ma quello che di fatto è stato un vero e proprio esordio discografico nel 2016, Age Don't Mean a Thing, ha mietuto grandi consensi di critica e pubblico. La sua nuova fatica appena uscita, Sharecropper's Son, sotto la sapiente produzione di Dan Auerbach dei Black Keys, è una sorta di summa della musica popolare americana: country blues a go-go, con Finley che ci ricorda, se mai ce ne fosse stato bisogno, che per costruire un bel disco serve partire da un voce carica di vita, sofferenze tanto quanto gioie.

Di anni ne ha compiuti ottanta il 14 agosto. Innumerevoli sono le battaglie che ha alle spalle, ma pare che l'indole pugnace non l'abbia abbandonata per nulla. Stiamo parlando di David Crosby, per anni definito nei corridoi del rock «il cadavere ambulante», la rockstar di cui tutti erano convinti che avrebbero presto sentito la notizia della prematura dipartita. David è vivo e vegeto più che mai. È riuscito persino a stizzire uno che lo è ancora più di lui, ovvero l'ex-compagno Neil Young. Ma, soprattutto, si è definitivamente alienato le simpatie di Graham Nash, che più volte lo aveva tirato fuori dai guai, e pure di Stephen Stills. La sua musica resta ottima. In For Free, registrato insieme al figlio Derek Raymond e ad amici di vecchia data come Michael McDonald e Donald Fagen, da sempre un suo pallino, lo spirito di Joni Mitchell aleggia un po' ovunque. Se pensate che, a una certa età, anche i grandi musicisti patiscano i segni implacabili del tempo, forse dovreste ricredervi.

Pare che Paul McCartney sia stato visto piazzare delle monetine sui binari della ferrovia dietro la sua casa negli Hamptons, New York, per poi raccoglierli appiattiti dopo il passaggio del treno. No, non un attacco di demenza senile: Paul lo ha sempre fatto. Le usa come plettri che reputa imbattibili. Per una volta, il caldo non c'entra.

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