Ritrovata una poesia sul Natale scritta da J.R.R.Tolkien

Un ritrovamento del tutto casuale nell'istituto dove il professore insegnò negli anni '30

Ritrovata una poesia sul Natale scritta da J.R.R.Tolkien

Un ritrovamento che farà molto discutere e che svelarà un lato nuovo per chi conosce J. R. R. Tolkien solo come il padre del fantasy. Stephen Oliver, direttore dell'istituto Nostra Signora di Abingdon, una scuola superiore nei pressi di Oxford, ha ritrovato in modo del tutto fortuito un giornaletto scolastico datato 1936, dove sono stampate due poesie inedite scritte dall'autore de Il Signore degli anelli.

Già due anni e mezzo fa Wayne G. Hammond e Christina Scull, biografi e studiosi dei manoscritti di diverse opere dell'autore inglese, avevano trovato un riferimento ad una poesia di Tolkien, cui si rimandava proprio alla rivista della scuola di Abindgon a Oxford, ma negli archivi niente era stato trovato. Fino ad oggi.

"Noel" e "The shadow man" sono le due poesie che risultato a pagina 4 e 9 del n°12 del periodico scolastico del '36, scritte dal professor Tolkien. Se la seconda è una versione precedente di un componimento poi inserito in una delle opere del maestro inglese, "Noel" rappresenta un'assoluta novità, una poesia sulla Natività di Cristo, che è un inedito per la tematica cristiana mai trattata prima.

Fornendone anche un'analisi stilistica che è possibile trovare qui, il portale Tolkien Italia ha tradotto il componimento, cercando di mantere la costruzione formale:

Grigia la scorsa notte, sul mondo un cupo manto:
la luna e le stelle eran fuggite,
nella sala buia non un lume o un canto,
fredde le scintille già svanite.
Fin al mare di albero in albero
il vento e sopra dei monti la vetta,
soffiando feriva gelido e libero,
come spada da guaina estratta.

Il signore delle nevi sollevò il capo;
il suo mantello lungo e pallido
fu steso al di sopra del pungente soffio
e cadeva su colle e vallata.
Il mondo era cieco, i rami piegati,
ogni strada, ogni sentiero accidentato:
allora i veli delle nubi furono squarciati
ed ecco un Bambino era nato.

L’antico regno dell’eccelso
stillò di luce remota;
una stella sorse candida e lucente
sola al di sopra della notte.
Nella valle oscura, in quell’ora natale,
d’un tratto una voce si mise a cantare:
poi il suono del Cielo e in Terra che sale
di tutte le campane a mezzanotte prese a squillare.

Maria cantava su questa terra quaggiù:
là udiron il suo canto assiso
sopra le nebbie e le nevi dei monti su,
fino alle mura del Paradiso,
e si destò la favella di mille campane
nelle torri dei Cieli a suonare
quando si udì la voce della vergine,
Lei, la madre del Re dei Cieli.

Lieto è il mondo e questa notte arride
con il capo cinto di stelle,
la

sala è colma di luci e di gente che ride
e rosse ardono le fiammelle.
Suonano ora le campane del Paradiso
insieme alle campane della Cristianità,
e Gloria, Gloria canteremo
poiché Dio è venuto sulla terra.

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