La Rock & Roll Hall of Fame, il tempio del rock di Cleveland dedicato ad alcuni tra i più importanti e influenti artisti del genere, ha annunciato le nomination del 2020.
Si tratta del riconoscimento più ambito dai musicisti contemporanei, che entrerebbero nella storia della musica rock insieme ad icone del calibro di Chuck Berry, David Bowie e Jimi Hendrix.
La line-up delle candidature è ricca e variegata: Pat Benatar, Depeche Mode, Doobie Brothers, Whitney Houston, Judas Priest, Kraftwerk, Dave Matthews Band, MC5, Motörhead, Nine Inch Nails, Notorious B.I.G., Rufus e Chaka Khan, Todd Rundgren, Soundgarden, T. Rex e Thin Lizzy.
Gli artisti che hanno ricevuto più voti (gli elettori sono artisti, storici e membri dell’industria musicale statunitense) verranno resi noti a gennaio e inseriti nel celebre museo del rock il 20 maggio 2020 con una cerimonia ufficiale.
Quest’anno è toccato a Stevie Nicks, Radiohead, Roxy Music, Def Leppard, The Cure e Zombies, con il “caso” di Janet Jackson, che ha fatto solo un discorso di ringraziamento per i Jackson Five ma non si è esibita in segno di protesta contro HBO e il contestato documentario sul fratello Michael, Leaving Neverland.
Rock & Roll Hall of Fame, nomination populiste?
Non appena sono state ufficializzate le candidature, le scelte della commissione che decide le nomination sono state al centro di un vivace dibattito. Chris Willman, giornalista di Variety, scrive addirittura di “populismo”: ora che lo storico leader Jann Wenner non è più al timone del museo, la Rock Hall propende più per scelte commerciali, gradite ai fan, che per la “musica elitaria”.
Willman cita soprattutto i Doobie Brothers come esempio eclatante di band massacrata per anni dalla critica e amata invece dal pubblico, come dimostrano i tantissimi dischi d’oro e di platino vinti dal 1971 agli inizi degli anni ‘80.
Il reporter fa anche i nomi di Pat Benatar, una delle poche cantautrici AOR che rischia di far parte di questo Olimpo (“Perché lei – si domanda Willman – e non le Go-Go’s, le Bangles o le Runaways?”), e di Whitney Houston, che ha fatto subito storcere il naso ai rockers già inorriditi dalle presenze di
Donna Summer e ABBA.“Certamente – conclude Willman – non c’è più il desiderio di tornare indietro nel tempo e ripescare tanti gruppi degli anni ’50 e ’60 che non hanno mai avuto l’occasione giusta”.
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