In questi giorni Frogmore Cottage è al centro delle polemiche, insieme ai suoi nuovi inquilini Harry e Meghan, a causa di una ristrutturazione da 3 milioni di sterline pagata dai contribuenti inglesi. La residenza del XVIII secolo, però, ha anche un’altra storia da raccontare. Una vicenda romantica che coinvolse un membro eccellente della Royal Family: la regina Victoria. Frogmore Cottage deve il nome alle moltissime rane che dimorano nei suoi laghi. Fu la residenza di molte regine, tra cui la sovrana Carlotta (1744-1818) dal 1790 e la regina Maria (1867-1953), la quale vi soggiornò con il marito Giorgio V (1865-1936) per lunghi periodi dal 1902 al 1910. Nel 1840 la regina Victoria la donò alla madre, la duchessa di Kent, che vi morì nel 1861. Nel giugno del 1887 arrivò al Castello di Windsor un personaggio che sarebbe entrato nella Storia, l’indiano Mohammed Abdul Karim (1863-1909). Sarebbe rimasto a corte per gli ultimi 15 anni di regno di Victoria, prima come cameriere, poi come suo segretario privato.
La sovrana era ansiosa di conoscere le tradizioni e la storia dell’India, una parte importantissima del suo impero ma, come ricorda il magazine Elle, di cui non conosceva quasi nulla. Per questo motivo Abdul Karim iniziò a raccontarle del suo Paese lontano, a spiegarle le correnti filosofiche che erano nate lì, a prepararle piatti della cucina tradizionale. Victoria rimase colpita da quel giovane intelligente: più lo osservava, scoprendone le qualità, più vi si affezionava. Il loro rapporto si fece più profondo, abbattendo le barriere delle classi sociali e della religione. Tra la regina Victoria e Abdul Karim nacque una vera e propria amicizia in cui non c’era più traccia di formalità. La prima donna del Regno Unito, quindi, concesse al suo amico (e sarebbe di una perfidia inaudita cercare di scorgere malizia nell’uso di questo termine del tutto innocente) di vivere proprio a Frogmore Cottage.
L’entourage della sovrana e la Royal Family al completo, però, disapprovavano quella strana relazione: una monarca non poteva e non doveva trattare il suo servo come fosse un confidente e tantomeno richiedere la sua presenza in ogni viaggio ufficiale. Inutile dire che anche fuori dalle mura del palazzo reale molti fraintesero l’amicizia assolutamente platonica tra Victoria e Munshi (il soprannome di Abdul Karim). L’invidia fece il resto. Come racconta People la Royal Family pensò di intervenire in modo deciso per troncare quell’amicizia scomoda e che tanto dava adito a pettegolezzi. Non poterono agire finché Abdul Karim godeva della protezione di Victoria, ma quando questa morì i suoi familiari attuarono una vera e propria opera di ostracismo per cancellare quel legame dalle pagine della Storia. La regina Alessandra (1844-1925) e la principessa Beatrice (1857-1944) arrivarono a Frogmore Cottage qualche ora dopo la dipartita della sovrana, presero la corrispondenza che questa aveva intrattenuto con Abdul Karim negli anni e la distrussero senza pietà.
Il funzionario indiano non poté fare nulla, se non assistere, mortificato, alla cancellazione di una parte importantissima è piena di affetto della sua vita. Venne rispedito in India il più in fretta possibile, perché la sua sola presenza ricordava a tutta la Royal Family un episodio reputato vergognoso ma che, invece, nulla aveva mai avuto di disdicevole. Frogmore Cottage non conserva più memoria delle voci e delle confidenze tra Abdul Karim e la regina Victoria.
Nonostante ciò, come in una specie di legge del contrappasso, ciò che si voleva ridurre al silenzio e all’oscurità è tornato a vivere in un libro di Shrabani Basu “Vittoria e Abdul” (2011) e nel film omonimo (2017) interpretato da Judi Dench. Il film verrà trasmesso domenica 7 luglio in prima visione su Canale 5. Un’ottima occasione per riscoprire una storia romantica che neppure il tempo e i pregiudizi.
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