Ascolti che vincono non si cambiano. Al massimo si prova ad aumentarli. Dopo il successo dello scorso anno, ieri Amadeus ha presentato il sequel di Arena '60 '70 ' 80 che l'anno scorso ha riempito l'Arena ed esaltato l'Auditel. Stavolta lo show andrà in scena il 12, 13 e 14 settembre all'Arena di Verona e poi in prima serata per tre sabato consecutivi (17 e 24 settembre e 1 ottobre). Per dare quel tocco in più, stavolta alla carrellata celebrativa ha aggiunto un altro decennio, quello degli anni Novanta (e così accadrà anche nell'analoga serata del Festival di Sanremo). Insomma, si rifaranno vedere i protagonisti di una quarantina di successi che hanno fatto epoca. Qualcuno è rimasto, altri no, ma tutti esaltano ciò che oggi la frenesia dei social e del web rende quasi impossibile: ossia la riscoperta del passato oppure, meglio, il semplice, gioioso desiderio di rivivere le sensazioni provate quando si è ascoltato per la prima volta quel brano oppure quell'altro. D'accordo, queste operazioni si sono sempre fatte e tuttora la stragrande maggioranza degli artisti in circolazione vive, si arricchisce o semplicemente sopravvive riproponendo continuamente vecchi successi per un pubblico che invecchia. La scelta di Amadeus è stata quella di trasformare queste celebrazioni in un telespettacolo dal vivo all'Arena di Verona (esaurita l'anno scorso e sulla strada giusta per esserlo anche quest'anno) confermando ciò che gli osservatori più attenti avevano giù capito: anche tanti giovani/issimi che vivono appiccicati allo smartphone in realtà si sono resi conto che la musica passata non è così vecchia o, forse, che quella presente non è altrettanto entusiasmante. In sostanza Arena 60 70 '80 e...'90 sarà una passerella della memoria, un detonatore di nostalgia. Ieri, parlando di fianco al sindaco di Verona Sboarina (in campagna elettorale) e al creativo ed espertissimo Gianmarco Mazzi, Amadeus ha annunciato già qualche ospite (Gloria Gaynor, Bonnie Tyler, Holly Johnson e Richard Sanderson, Aqua, Gianluca Grignani e SNAP!, Ornella Vanoni e Rita Pavone) e poi, dopo aver detto che sarebbe stato prematuro parlare del prossimo Festival di Sanremo, ne ha parlato a lungo. Intanto tra pochi giorni, ossia il 13 giugno, uscirà il regolamento ufficiale della prossima edizione, la quarta delle cinque che condurrà. Quindi i tempi di selezione della musica si allungano: «Quest'anno potremo lavorare con più calma, perché le canzoni arriveranno prima, ma ancora nessuno ha presentato un brano per il Festival 2023». In ogni caso, grazie ad Amadeus (e, prima di lui, a Baglioni) il festival di Sanremo è davvero tornato a essere un appuntamento-cardine nel calendario musicale italiano. Uno dei due: l'altro è Natale. «Abbiamo imparato che è difficile fare previsioni molti mesi prima. La gente ha voglia di eventi e di concerti e mi auguro che l'Ariston a febbraio 2023 sia quello del 2020, una festa di musica senza mascherine. Ho però quasi paura di avere una certezza. Sapremo tutto a ottobre, novembre. Speriamo che non sbuchi qualche variante strana», ha spiegato lui, sempre composto nelle risposte, mai sparagnino o, tanto meno attaccabrighe. Nell'era della polemica purchessia o della rincorsa scatenata alla novità un tanto al chilo, Amadeus ha dimostrato che musicalmente si può rinnovare senza sprecare, che si possono lanciare artisti senza seguire le mode rap o trap o urban (La Rappresentante di Lista, ad esempio, oppure Colapesce e DiMartino) e, soprattutto, che si può convincere il pubblico di Raiuno, ossia il più conservatore di tutto il panorama televisivo, ad accettare ed applaudire anche artisti che fino a pochi giorni prima neppure conoscevano.
Insomma, ha realizzato un miraggio sognato da decenni. Gliene resta un altro. Il più difficile. «Mina? Certo sarebbe un sogno portarla a Sanremo», ha risposto Amadeus, ben sapendo che è probabilmente l'unico sogno che non riuscirà a realizzare.
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