In attesa del parere del Cts, che dovrebbe arrivare oggi con un bel via libera, il Festival di Sanremo si prepara ad affrontare le ultime settimane di preparativi. Sono forse i più delicati dell'intera storia festivaliera, visto che mai, in settanta anni, ci si è trovati in una situazione del genere. Amadeus e la sua squadra devono mettere in pratica il mandato della Rai di realizzare un Festival senza pubblico in sala, capace di sopravvivere nell'interesse collettivo anche senza il corredo di programmi tv, gossip e paparazzate che di solito ne costituiscono un ingrediente fondamentale.
L'altro giorno è stata diffusa una foto «rubata» della nuova scenografia, curata per la diciannovesima volta dal grandioso Gaetano Castelli che, a questo punto, è stato presente al Festival più di tutti, più di Pippo Baudo o Al Bano o qualsiasi altro artista o presentatore. «La parte più difficile è stata dimenticare la scenografia precedente e crearne una nuova», ha spiegato a Tiziana Leone sul Secolo XIX, precisando che «la platea non sembrerà vuota». In effetti è stata ridotta di ben 18 file rispetto al solito e sarà una vera spada di Damocle per il regista e anche per gli artisti. Vuota e senza pubblico, la «platea muta» è il vero spauracchio per tanti artisti che hanno un bisogno fisiologico di «sentire» il contatto e la reazione dello spettatore. Insomma, dal punto di vista squisitamente musicale, il silenzio in sala è la vera incognita per chi si deve esibire sul palco. Però è anche vero che un vero artista sa rendere al meglio sia esibendosi in uno stadio tutto esaurito che in un localino semivuoto. A far la differenza per il buon esito dello spettacolo, dicono gli esperti, sarà soprattutto la capacità di dare ritmo. In poche parole, Amadeus e Fiorello dovranno essere ancora più stringenti e sfruttare non soltanto, come si è detto, il modello «Concerto di Capodanno» ma anche quello legato all'Eurovision Song Contest, naturalmente con tutti i distinguo del caso. Ed è su questo fronte, secondo indiscrezioni, che si sta lavorando. E molto freneticamente.
Per usare il famoso e ora abusatissimo slogan di Mario Draghi, quest'anno è un Festival «whatever it takes», a qualsiasi costo perché non sarà soltanto un faro di luce glam in un momento di buio generale, ma anche un appuntamento ancor più decisivo per la Rai. A dirla tutta, sarà comunque un Festival storico.
Comunque, mentre sono iniziate le prove dei 26 Big in gara, proseguono i soliti rituali prefestivalieri. Ad esempio il Codacons. Come sempre instancabile nel far parlare di sé, stavolta boccia il protocollo di sicurezza della Rai e chiede al Cts di «pronunciarsi contro l'opportunità di far svolgere il Festival». E di «rimandare l'evento ad altra data». Una costanza encomiabile.
Rimane infine ancora da sciogliere il dubbio sulla sala stampa:
sarà al Palafiori, oggettivamente più grande ma forse meno attrezzato, oppure al Casinò? Ieri il sindaco Biancheri non ha dato risposte concrete, a conferma dell'oggettiva difficoltà nel risolvere l'enorme mole di problemi.
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