“La scuola cattolica” indaga le responsabilità dietro la deriva criminale maschile

Fuori concorso, tratto dal libro Premio Strega e con un cast infinito, il film rievoca il massacro del Circeo per ricostruire la genesi, familiare e sociale, di una mascolinità violenta sempre attuale

“La scuola cattolica” indaga le responsabilità dietro la deriva criminale maschile

Ieri al Festival di Venezia 2021 è stato il giorno di La scuola cattolica di Stefano Mordini.

Il film, tratto dalle 1300 pagine dell’omonimo libro di Edoardo Albinati vincitore del Premio Strega nel 2016, è fuori concorso e ricostruisce il quotidiano, tra scuole religiose e appartamenti della borghesia romana, dei ragazzi che si macchiarono del delitto del Circeo.

L’autore del romanzo è stato compagno di scuola dei tre giovani che nel 1975 violentarono e massacrarono Rosaria Lopez e Donatella Colasanti (che si salvò fingendosi morta) ma nel film, così come nelle pagine del romanzo, il caso di cronaca nera arriva dopo lunghissima premessa.

Raccontare i preliminari di un delitto è infatti di sicuro più utile e illuminante che esplorare gli abissi della depravazione che caratterizzano l’atto criminale durante il suo compimento. “La scuola cattolica”, mai provocatorio né retorico, è un film onesto ma che si tiene alla larga dal dettaglio morboso e lo fa anche per rispetto delle vittime.

Quel che va in scena è un’analisi che diventa autoanalisi per l’intero genere sessuale maschile, chiamato a prendere coscienza di quanto sia tossica la sua educazione, sentimentale e non.

La peggio gioventù nel film nasce in anni madidi di violenza quotidiana e in seno a famiglie colte e dai valori cristiani, ma anche distratte e abituate a gestire i problemi come fossero polvere da nascondere sotto il tappeto o inconvenienti da risolvere con l’uso del denaro.

Il cast, tra figli e genitori, è nutritissimo: tra gli altri, Riccardo Scamarcio, Valentina Cervi, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Benedetta Porcaroli, e i giovanissimi Giulio Pranno, Luca Vergoni, Francesco Cavallo. Tutti in parte ed eccellenti nel rendere l’opera corale un affresco fluido e di assoluta credibilità.

Tra le mura scolastiche dell’istituto cattolico, osserviamo da un lato parte della storia recente d’Italia attraverso la crisi della borghesia, mentre dall’altro l’eterna rigenerazione del concetto di banalità del male. In un deserto di certezze, i giovani del film interiorizzano il pericoloso equivoco secondo cui l'essere uomini si esprima con la sopraffazione. Il cameratismo amicale appare la panacea di tutti i mali per chi non ha altra solidità che quella economica, ma si rivela soprattutto l’anticamera dell’idea di impunità del branco.

“Nascere maschi è una malattia incurabile” si dice nel film, riportando una frase del libro e alludendo al fatto che la violenza sia intrinseca a chi nasce uomo, una specie di colpa fisiologica. Il desiderio di sottomettere il femminile, però, non è una pulsione sessuale, bensì una ricerca identitaria e l’espressione atavica di una famelicità predatoria e distruttiva.

“La scuola cattolica” sembra suggerire che la perdita di controllo nasca per il prolungato e volontario obnubilamento di quel che non va: insicurezze, senso di solitudine e di inadeguatezza in primis. Questi ragazzi sono dipinti come nudi di fronte a un’ambiguità morale che non trova soluzione, ostaggi di regole la cui inosservanza è punita raramente e che quindi si rivelano essere semplice sfoggio di perbenismo di superficie. Quanto alle figure di riferimento, a scuola e a casa, sono le prime ad essere fallaci, oltre che distratte.

Pur volendo, più di qualsiasi altra cosa, parlare all’oggi, essendo ancora attualissimo il problema della violenza sulle donne, “La scuola cattolica” non dà le chiavi di accesso alla risoluzione del conflitto tra i generi. Resta una riflessione psico-sociologica in cui, attraverso una voce narrante che parla spesso al plurale, si fa la radiografia ad un malinteso senso di virilità che non riguarda solo la classe di adolescenti del film.

Sulla scena sfilano a turno madri indolenti o vanitose, involontariamente ipocrite e non così attente al reale stato interiore dei propri figli. Nessuna condanna: anche loro, come la carne della loro carne, sono schiave di stereotipi, fragilità e di un’idea di nucleo familiare in cui i conflitti debbano essere sedati o ignorati.

Secondo quanto emerge dal film, la nascita dell’humus in cui si nutre la ferocia delittuosa è una responsabilità condivisa, che abbraccia le famiglie e la società intera.

Prima dei titoli di coda si ricorda che, grazie alle battaglie della sopravvissuta al massacro, oggi lo stupro è diventato un reato contro la persona e non solo contro la morale pubblica.

Resta la certezza che “La scuola cattolica” non

riguardi solo una vicenda impressa nella memoria collettiva, ma indaghi il paradigma della violenza maschile sulle donne. Per questo motivo, se ne consiglia la visione in particolare alle nuove generazioni.

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