Ci sono colleghi, amici e conoscenti (uomini) che continuano a borbottare che quello non è calcio. Altri che sottolineano che le capacità tecniche non sono all'altezza. Altri - rimasti al tempo delle caverne - che sostengono che quello sport non è fatto per le donne, che si dovrebbero dedicare alla danza o al massimo al tennis. Altri che tentano di sminuire il fenomeno sociale: è una bolla, gonfiata dal marketing di Sky che trasmette tutte le partite, a fine Mondiali non se ne parlerà più, vedrete... A tutti questi, purtroppo ancora tantissimi, ha risposto l'altra sera l'unico dato scientifico: l'Auditel. Il match delle ragazze azzurre contro il Brasile, per la prima volta nella storia del calcio femminile trasmesso da Raiuno, ha raggranellato ben 6 milioni 525 mila spettatori per il 29,3 per cento di share. Significa che quasi uno spettatore su tre si è gustato le prodezze di Bonansea, Giuliani e compagne, senza badare al fatto che a dribblare e tirare in porta fossero delle donne (anche con il rossetto sulle labbra) e che in barriera si proteggessero il petto e non il pube. Significa che uno spettatore su tre tifava per la nazionale, per il tricolore che portava sulle spalle la ct Milena Bartolini durante le interviste a fine partita, qualunque fosse il sesso che teneva alta quella bandiera. «Andare sulla Rai ha grande rilevanza in termini sociali e culturali», ha detto Milena. Significa, soprattutto, che più di sei milioni di italiani, anche uomini, si sono divertiti a guardare le ragazze. Un numero di spettatori molto superiore a quello che, per esempio, ha seguito i colleghi maschi nell'incontro con la Grecia di inizio giugno per la qualificazione agli Europei. E che si avvicina alla media di share dei Mondiali trasmessi da Mediaset l'anno scorso: un grande successo, nonostante la mancanza dell'Italia che non si era qualificata.
Insomma, se le nostre fanciulle sono arrivate addirittura sul primo canale e hanno fatto il botto di ascolti, se Sky si è comprata tutti i diritti di trasmissione, se i club italiani ci hanno investito energie e soldi mettendo insieme giocatrici finalmente degne di un Mondiale, ce ne potremo finalmente infischiare della differenza estetica, tecnica e fisica? E concentrarci su quella etica? Che banalmente si risolve nel vedere bambini e bambine che si divertono insieme a tirare calci a un pallone nel cortile della scuola, senza i maschi da una parte nel campo di calcio e le femmine dall'altra in quello di pallavolo.
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