Se la moda ora tifa gender fluid

Theodora Quinlivan è la prima modella trans scelta come beauty testimonial da Chanel, mentre la trans brasiliana Valentina Sampaio è stata individata da Victoria's secret. La moda è gender fluid

Se la moda ora tifa gender fluid

La moda sposa l'ideologia gender e i casi che certificano questo sodalizio sono sempre di più. È trangender, per esempio, Theodora Quinlivan, modella statunitense di 25 anni, la nuova testimonial beauty di Chanel, prima trans in una campagna della maison parigina e in generale nel mondo del make up. La storia di Quilivan è solo una delle tante, e non è di certo la prima modella trans a sfilare e lavorare per storici marchi di moda. Prima lei ci sono state Lea T. che ha posato per Panten e Indya Moore che poserà per il prossimo calendario di Pirelli. Senza dimenticare Valentina Sampaio, brasiliana ventiduenne, nata uomo ma diventata donna e scelta dal marchio Victoria's secret, la prima modella trans a conquistare la cover del numero di Marzo di Vogue Paris scattata dal duo di fotografi Mert and Marcus in due versioni.

La scelta di Valentina ha in qualche modo rotto ogni "tabù" sulle modelle transgender: "Siamo orgogliosi di scattare la prima cover di Vogue con una modella transgender! Vogliamo rompere le regole e accendere la luce contro i pregiudiz. Solo quando una modella trandgender poserà in copertina su una rivista di moda, e non sarà necessario scrivere un editoriale in merito, sapremo che la battaglia è stata vinta". Scrive la direttrice di Vogue Paris Emmanuel Alt. Come riporta IoDonna, Valentina non è l’unica trans sui cui il fashion system ha puntato i riflettori: a ottobre 2016 il beauty brand Make Up For Ever ha scelto – per la prima volta – come testimonial beauty la modella transgender bosniaca Andreja Pejic, 23 anni. Già nota sulle passerelle (la sua carriera è iniziata nel 2011, quand sfilò nella stessa stagione sia per Jean Paul Gaultier collezione donna e contemporaneamente per Marc Jacobs collezione uomo) a circa due anni dall’intervento, Andreja ha coronato il suo percorso di transizione ritratta in quattro diversi look.

Ma la rivoluzione gender nel mondo della moda non inizia certo oggi. Alla fine del 2017, la già citata Lea Cerezo, in arte Lea T, confidava, in un'intervista esclusiva a Grazia, ciò che fino a quel momento non aveva ancora rivelato a nessuno: "Sono fiera del mio passato transessuale, ne sono così orgogliosa che me lo tatuerei in fronte, per quanto ne sono felice. Non rinuncerei a nessuna lacrima che ho pianto lungo il cammino. E questo ti rende una donna tre volte più forte, perché va contro il mondo". Sempre nel 2017, a conferma di un trend che dura da qualche anno, Sisley decise di inaugurare la nuova stagione con un party per raccontare la filosofia #oneofakind, dichiarando che "la bellezza non ha genere e lo stile non ha regole".

Come protagonista fu scelta, in quel caso, fu scelta la biondissima modella transgender Stav Strashko, che in un'intervista concessa a Vice raccontava: "Cresceremo, diventeremo più forti e più numerosi. Non si tratta solo della comunità gender-fluid, parliamo di qualunque gruppo che si sente minacciato in un mondo che ha paura di tutto ciò che non può definire. Sempre più persone usano la loro visibilità mediatica per dare spazio alle voci spesso dimenticate o volutamente ignorate nei gruppi Lgbtq, saremo sempre più accettati, più visibili e rispettati. Alla fine, siamo tutti diversi. E anche chi si considera "normale" ha differenze e debolezze, proprio come noi".

Appare chiaro come la moda abbia deciso convintamente di sposare l'ideologia del gender fluid e del politicamente corretto contro la tradizionale identità dell'uomo e donna e della famiglia tradizionale, promossa dalle organizzazioni ultra-progressiste di tutto il mondo. È una moda che si fa sempre più asessuata, dove le differenze fra femminilità e mascolinità vengono, piano piano, cancellate. Chi si oppone a questo processo "irreversibile" o lo mette in discussione, rischia di passare per retrogado, "conservatore - quasi come fosse un'offesa - se non omofobo.

Eppure il percorso che porta una persona - per il quale il rispetto non deve mai mancare - a cambiare sesso porta con sé prima di tutto una grande sofferenza; far credere che si tratti di una passeggiata e che la società del consumo possa garantire diritti illimitati a tutti a buon prezzo, come sembrano suggerire queste copertine patinate, rappresenta un rischio molto elevato di cui l'ideologia gender non tiene conto.

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