Seggio va in «Alta quota» con il rock della montagna

Mattia Rossi

Che la montagna sia fonte d'ispirazione per la musica non è strano: Una notte sul Monte Calvo di Musorgskij o, ancor più, la Sinfonia delle Alpi di Strauss non sono che due degli esempi più insigni nella musica cosiddetta classica. L'ineffabilità della montagna, la sua intatta e pura ieraticità, la sua religiosa imponenza costituiscono materiale irresistibile per la creatività di un compositore: Mahler, nella sua sesta sinfonia, descrisse questa recondita alterità alpestre inserendo in orchestra i campanacci delle mucche.

Insomma, questo per dire che quanto ha fatto il chitarrista palermitano Germano Seggio con Alta quota è qualcosa di profondamente ancestrale e questo suo terzo cd tra il pop e il rock è il compimento di un percorso di ritrovamento di sé dopo un incidente motociclistico nella lontananza spirituale della montagna: musica ispirata dalle Dolomiti e che vuol restituire alle Dolomiti, sotto forma di musica, quanto queste hanno salvificamente dato all'autore. Un'ottima padronanza tecnica dello strumento fa da viatico alle 9 tracce del disco, non sempre segnalabili in originalità, ma comunque piacevolmente ascoltabili.

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