A sinistra gli artisti invitano alla "Resistenza". Ma resistere a cosa?

Incapaci di accettare il volere democratico degli italiani, gli artisti moderni capi-banda politici salgono in cattedra e guidano una fantomatica "Resistenza"

A sinistra gli artisti invitano alla "Resistenza". Ma resistere a cosa?
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C'è un valore che molti, dopo il 25 settembre, sembrano aver dimenticato: la democrazia. Una parola con la quale in tanti si riempiono la bocca ma che pochi, al momento di dimostrare di sapere cosa sia, sembrano avere reale contezza di cosa sia. Sono stati tanti gli artisti di sinistra che hanno deciso di fare campagna elettorale quest'anno. Impossibile dire chi l'ha fatta credendoci realmente e chi, invece, solo perché schierandosi contro il centrodestra ha guadagnato qualche follower e qualche punto di engagement. Sta di fatto che questa estate in tanti, nei modi più disparati, si sono scagliati contro i leader della coalizione che poi ha vinto le elezioni, in particolar modo contro Giorgia Meloni.

Ora, se la maggior parte di loro ha avuto il buon senso di tacere, come Chiara Ferragni, altri hanno sfruttato l'onda lunga dell'elezione per continuare a stare "sul pezzo" e racimolare quei like che pare siano per loro indispensabili come l'aria. L'hanno fatto, appunto, dimostrando di non sapere cosa sia la democrazia e, soprattutto, calpestando la sua massima espressione, ossia il voto. Tralasciando i simil-influencer che hanno guadagnato un po' di visibilità insultando gli anziani, Francesca Michielin è arrivata a fare un post parlando di "Resistenza". La cantante forse nemmeno sa cosa sia la Resistenza, perché altrimenti non l'avrebbe usata così a sproposito davanti alla decisione democratica degli italiani, che hanno deciso di dare il loro voto a Giorgia Meloni e al centrodestra.

E anche Damiano David che all'indomani del voto ha detto che quello è stato "un giorno triste per il mio Paese", con quale titolo parla a nome del Paese. Magari è stato un giorno triste per lui, e non si capisce nemmeno per quale motivo, visto che trascorre la maggior parte del suo tempo all'estero. Questi artisti che si riempiono la bocca di parole gonfie solo per dimostrare di esistere e, magari, di essere persone politicamente impegnate "dalla parte giusta" come amano sottolineare, dovrebbero prima di tutto studiare per evitare certe castronerie, e poi portare sul tavolo della discussione argomenti tangibili, motivazioni reali che non siano i soliti slogan da centro sociale.

Abbiano la capacità di motivare contro chi o cosa organizzare una fantomatica "Resistenza" e si assumano la responsabilità di dire perché la vittoria del centrodestra avrebbe portato "un giorno triste" all'Italia.

Fino a quel momento, fino a quando non saranno capaci di sostenere una discussione reale, non un monologo con la claque social, forse dovrebbero tornare a discutere di politica con gli amici, attorno a un tavolo, o a cantare. Non per altro, solo per evitare brutte figure.

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