Siracusa fa festa (e premio) ad Accolla con le voci di Gere, Pfeiffer e Travolta

Doppia serata di gala, il 27 e il 28 giugno, per onorare uno dei più geniali doppiatori italiani. Ospiti quattro grandi: Emanuela Rossi, Claudio Sorrentino, Perla Liberatori e Mario Cordova. Sei giovani si contenderanno il premio, omaggi anche per le donne e Giannini

Siracusa fa festa (e premio) ad Accolla con le voci di Gere, Pfeiffer e Travolta

Vent’anni dopo il lancio dei Simpson, dove lui dava voce e anima a Homer, Tonino Accolla raccontava: «Giorgio Gori, che allora era direttore di Canale 5, venne da me con la cassetta di quello strano cartone animato. Non ero così convinto di accettare un cartoon, una serie tv poi, perché avevo sempre e solo fatto film, e quasi mai lavori di animazione, ma lui mi disse solo: guardalo! Lo guardai, me ne innamorai e accettai. Un’ironia profonda, alta, prettamente americana, difficile da tradurre. Ma Homer mi ispirava e non ha mai smesso di farmi ridere...» Ridere certo. La risata di Tonino Accolla poi era più famosa di lui: era il tratto distintivo di Eddy Murphy in italiano: «Quando mi chiedevano, ma come ti venuta quella risata? Rispondevo: ma voi chiedereste a Maradona come riesce a fare le sue acrobazie? Sono gesti di pura fantasia, inspiegabili...». Tonino Accolla era nato a Siracusa nel 1949, e se ne è andato nel luglio del 2013, a 64 anni. Non era soltanto una delle voci più amate del cinema, il direttore di doppiaggio di colossi come «Il silenzio degli innocenti», «Titanic», «Il diavolo veste Prada», ma era anche genio e sregolatezza, rigore e fantasia, come Maradona aveva il colpo che non ti aspetti, la soluzione imprevedibile, la luce che si accende nel buio. Diceva che le voci degli attori che gli somigliavano di più erano quelle di Billy Crystal e Kenneth Branagh, ma per Sorrisi e Canzoni Tv Accolla era «come Pollini quando interpreta Chopin: è un autore e un interprete».Non è quindi strano, anche se è sicuramente straordinario che la sua Siracusa gli abbia dedicato un premio, il Tonino Accolla appunto, l’unico riconoscimento di doppiaggio in Italia che porta il nome di un doppiatore, l’unica città che onori in patria il proprio profeta che viene da quel mondo magico e affascinante che è il doppiaggio cinematografico, quello degli uomini ombra, che hanno fatto la storia del cinema e attraverso il cinema la storia d’Italia. Un premio, ideato da Stefania Altavilla con la direzione artistica di Giuseppe Mandalari, che quest’anno tocca la quinta edizione e che il 27 e il 28 giugno troverà spazio, luce e voce in piazza Minerva.A rendergli omaggio voci che hanno segnato la storia recente del doppiaggio. Sua Maestà Emanuela Rossi, per esempio, protagonista del poster del premio. É stata Olivia Newton John in «Grease», Sean Young in «Blade runner», persino Pippi Calzelunghe, bambina, nella serie tv. E poi la voce, quasi sempre, di Michelle Pfeiffer, ma l’ha prestata anche a Emma Thompson, Glenn Glose, Nicole Kidman, Uma Thurman. E Claudio Sorrentino presidente di giuria cioè la voce di John Travolta e Mel Gibson di Richie Cunningham in «Happy Days» e Bobby Ewing in «Dallas», di Bruce Willis in «Die Hard» e Ryan O’Neal in «Love Story». La prima sera sarà dedicata alla storia del cinema e del doppiaggio, con omaggio a Giancarlo Giannini, la seconda vivrà la sua finale, tra sei allievi doppiatori usciti da una selezione che comprendeva 90 candidati provenienti da tutta Italia, la miglior voce femminile e quella maschile si aggiudicheranno il premio Tonino Accolla. Nella giuria e nelle serata altri due pezzi da novanta: Richard Gere, cioè Mario Cordova, siciliano anche lui, ma di Catania, e Scarlett Johanson, cioè Perla Liberatori, oltre a Lorenzo Accolla, figlio di Tonino, al presidente del Roma Film festival Adriano Pintaldi e il direttore della Fono Roma Franco Mirra. I ragazzi in gara si chiamano Letizia ed Emanuele, Alessio e Ludovica, Pier Paolo e Valentina.

Hanno amore per quell’arte tutta italiana che si chiama doppiaggio, anche loro vogliono diventare donne e uomini ombra, ma va bene così. Come diceva Tonino «mi riconoscono dalla voce e non dalla faccia, è vero. Ma è meglio essere "sconosciuti" come lo sono io, che essere famosi per lavorare male...». Era un genio.

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