Due mesi in prigione: è Sixty Day In, il nuovo reality made in USA

Si chiama Sixty Days In ed è il nuovo docu-reality in onda negli Stati Uniti: protagonisti sette volontari sotto copertura, per 60 giorni detenuti in un carcere in Indiana, in compagnia di 500 veri prigionieri

Due mesi in prigione: è Sixty Day In, il nuovo reality made in USA

Sessanta giorni dietro le sbarre, in una prigione affollata della contea di Clark, Indiana. A scontare la pena non è un comune criminale, ma un gruppo di cittadini liberi consenzienti, protagonista dell’ultimo estremo reality in onda negli Stati Uniti. Gli altri ospiti della struttura? 500 annoiati, nevrotici e talvolta pericolosi compagni di prigione, con cui condividere gioie e dolori della detenzione volontaria.

La mente dietro a 60 Days In, questo il nome del reality in onda ogni mercoledì negli USA, è quella dello sceriffo locale, Jamey Noel, repubblicano e strenuo difensore del diritto di detenzione di armi, che ha avuto l’idea di piazzare volontari e telecamere nel carcere della contea, dove i prigionieri sono normalmente detenuti in attesa del processo, per accendere i riflettori sulla questione spinosa della circolazione di droga e fornire spaccati della vita vera in una prigione. Nessuno dei reali detenuti e degli agenti di sorveglianza era corrente del fatto che vi fossero degli intrusi all’interno, durante le riprese.

Sette i volontari in cella, tra cui il narcisista Robert, che nelle prime puntate crede la prigione sia una sorta di campo vacanze: “Non voglio sia facile” afferma, mentre Tami, poliziotto nella vita vera, teme il compagno di avventura vivrà presto un brusco risveglio. Tra gli altri protagonisti anche il laconico ex marine Zac, una docile guardia di sicurezza di nome Jeff, un giovane afro-americano chiamato Isaiah, il cui fratello è realmente un detenuto, e due donne, Barbra, giovane soldatessa e madre di due bambini, e la 47enne Maryum Ali, assistente sociale, figlia della leggenda del box Muhammad Ali.

Un successo di ascolti per il docu-reality, che avrà una seconda serie, mentre l'esperienza porta con sé tragiche constatazioni: i prigionieri fanno più o meno quello che vogliono, il vero controllo è esercitato da guardie che intervengono solo quando qualcuno è in fisicamente minacciato, non vi sono letti sufficienti per tutti i detenuti, né lavoro organizzato e sono scarse le occasioni di attività ricreative.

Brad

Holcman, produttore della rete statunitense A&E, ha affermato: Facciamo show di intrattenimento con uno scopo sociale e vorrei che le persone guardassero questo programma, perché ha un forte messaggio

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