Sorrentino ha le carte giuste per l'Oscar

Paolo Sorrentino è uno dei pochi registi "internazionali" che abbiamo, particolarmente amato all'estero, a partire proprio da quell'America dove si assegnano gli Oscar

Sorrentino ha le carte giuste per l'Oscar

Paolo Sorrentino è uno dei pochi registi «internazionali» che abbiamo, particolarmente amato all'estero, a partire proprio da quell'America dove si assegnano gli Oscar. Statuetta già vinta, va ricordato, dal regista napoletano, nel 2014, con La grande bellezza. Quasi inevitabile, verrebbe da commentare, che il suo nuovo film È stata la mano di Dio (da noi, nelle sale, il prossimo 24 novembre e poi su Netflix dal 15 dicembre) sia stato scelto, da una commissione di selezione istituita dall'Anica, per rappresentare l'Italia nella corsa agli Oscar 2022, nella categoria Miglior Film Internazionale, vincendo la concorrenza di altre 17 titoli in lizza. Probabilmente, pur essendo notevole, non era il lungometraggio più bello (ad esempio, dello strepitoso Freaks Out di Gabriele Mainetti) tra i candidati, ma, certamente, il più esportabile, con afflato internazionale, grazie anche a quei rimandi, soprattutto nella prima parte, a Fellini, Leone e Rossellini. Un'opera che ha rappresentato anche una sorta, se non di rinascita del cinema di Sorrentino, certamente di svolta. Si potrebbe definire un nuovo inizio, con una cifra stilistica decisamente differente rispetto al passato. Un film autobiografico, sofferto, molto intimo e, per certi versi, coraggioso, nel quale ripercorre la sua adolescenza, prima spensierata e ricca di amore, poi travolta, a 16 anni, dalla perdita dei genitori. Un chiaro desiderio di fare i conti con il proprio passato; non a caso, è a 50 anni che si incominciano a fare i primi bilanci della propria vita. Con un titolo che è una metafora. «È stata la mano di Dio» era la frase pronunciata da Maradona per giustificare il suo famoso goal di mano, ai Mondiali '86, contro l'Inghilterra. E, in un certo senso, come se fosse un miracolo, il Pibe de Oro è anche quello che, indirettamente, gli ha salvato la vita. Sorrentino doveva passare, come d'abitudine, il week end, con i genitori, a Roccaraso. Nel fine settimana nel quale i due morirono per un fuga di monossido di carbonio sprigionato da una stufa, lui non c'era, avendo deciso di seguire, in trasferta, Empoli-Napoli. Tragedia che viene rivissuta nel film. Nel commentare la sua candidatura, Paolo Sorrentino ha dichiarato: «Quello di oggi è solo il primo passo e il bello di questa gara è che l'unica competizione al mondo in cui arrivare già tra i primi cinque è una vittoria. Sono felice che il film sia stato selezionato. Ringrazio di cuore la commissione dell'Anica, che ha scelto il mio tra tanti bei film.

Ringrazio The Apartment, Fremantle e Netflix per avermi sostenuto. W il cinema italiano». Con che possibilità di vittoria? I favori del pronostico sono tutti per il (pessimo) francese Titane, trionfatore a Cannes. Ma noi, dalla nostra, abbiamo «la mano di Dio».

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