Spencer, l'ultimo Natale da incubo di Lady D.

Al festival di Venezia è stato presentato in anteprima mondiale Spencer, il film di Pablo Larrain che racconta il Natale terribile di una Lady Diana già divorata dalla tristezza

Spencer, l'ultimo Natale da incubo di Lady D.

A distanza di cinque anni da Jackie, il regista Pablo Larrain torna al festival del cinema di Venezia con Spencer, pellicola che indaga una delle figure più controverse, ma anche più amate della storia europea contemporanea. Il film, infatti, è il ritratto intimo e straziante di Lady Diana Spencer, questa volta portata sul grande schermo da Kristen Stewart, l'attrice diventata famosa con Twilight.

Una dichiarazione di intenti che il regista mette subito in chiaro quando sullo schermo nero fa apparire una scritta che spiega come Spencer sia "una favola" ispirata da una "tragedia vera". Al centro del racconto ci sono i tre giorni delle festività natalizie del 1991: tre giorni in cui Lady D. si trovò a combattere da sola contro una serie di rituali e tradizioni che sembravano remarle contro. Come pesarsi all'arrivo al castello di Sandringham a Norfolk ed essere costretta a ingrassare di un chilo per dimostrare di aver gradito l'ospitalità reale. La Diana che viene messa in scena è quella che ha spezzato il cuore al popolo inglese: una donna intrappolta in un matrimonio senza amore, tradita dalle sue stesse speranze e con il desiderio di tornare ad essere una figlia invece che la moglie dell'erede al trono.

Nell'ultimo Natale che Diana passò nella tenuta di famiglia - dall'anno successivo non partecipò più alle rimpatriate e fu costretta a passare il Natale lontano dai figli - a farla da padrone era il dolore per una vita che non somigliava nemmeno lontanamente a quella che Diana aveva sognato. Sullo schermo allora viene mostrata questa principessa che chiede come prima cosa di essere riconosciuta come una donna, un essere umano con sogni e desideri, che è costretta a nascondere ferite e umiliazioni per il bene di una Corona a cui non si sente di appartenere. Accerchiata da rituali vetusti e da una famiglia che sembra non vedere l'ora di vederla fallire, Diana si spegne e si affama, si auto-definisce un fantasma, un'essenza che sembra già proiettata verso la fine e l'annientamento.

Ed è su questa donna piena di crepe e angoli bui che Pablo Larrain costruisce la sua protagonista: in Spencer l'occhio della macchina da presa non cerca il facile pietismo, né si accontenta di raccontare una confortevole fiaba per la buonanotte. Al centro c'è una Lady Diana spezzata, che si trova spesso con gi occhi lucidi e con un senso di smarrimento che la fa sentire estranea anche a se stessa. La pellicola trasuda dolore e un senso di ingiustizia che scava nell'immaginario collettivo secondo cui la famiglia reale fu in qualche modo responsabile dell'infelicità di Diana, di quel suo non sentirsi mai abbastanza che la condusse verso la bulimia, tema che Spencer non risparmia allo spettatore.

Con i tempi dilatati del suo cinema, che ben si sposano con l'idea di una monarchia chiusa nel passato, Pablo Larrain non ha bisogno di premere sull'acceleratore, né di cercare il colpo di scena a ogni costo. Il suo è un cinema di volti e personaggi, di cicatrici e dolori privati di personaggi noti e pubblici. Dopo aver posato l'occhio sul poeta Pablo Neruda e su Jackie Kennedy all'indomani dell'omicidio di J.F.K. a Dallas, il regista decide di portare sullo schermo una biografia emozionale di una donna che anelava la libertà e la danza, bloccata nei festeggimenti di un Natale freddo e cristallizzato nel tempo.

Una pellicola che, molto probabilmente, porterà una candidatura ai prossimi premi Oscar per Kristen Stewart, che ha svestito Diana delle vesti del mito e della martire e l'ha ricondotta alla dimensione più umana possibile.

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