Sul grande schermo arriva la storia segreta di Lady D.

L'ultimo amore di Diana, in un melodramma romantico mai offensivo ma essenzialmente sciatto e inutile

Sul grande schermo arriva la storia segreta di Lady D.

Il film diretto da Oliver Hirschbiegel ripercorre gli ultimi due anni di vita della Principessa del Galles (Naomi Watts); racconta in particolare della sua relazione con Hasnat Kahn (Naveen Andrews), un cardiochirurgo di origine pakistana, e sostiene che sia stato per fare ingelosire quest'ultimo che Diana iniziò a frequentare Dodi Al-Fayed.

Si tratta di una pellicola da cui sarà bene che gli spettatori non si aspettino molto: sembra nata per un passaggio televisivo, magari in una fascia oraria da soap-opera. Il ritmo è eccessivamente lento, la storia d'amore credibile ma mai coinvolgente, i dialoghi imbarazzanti non tanto per la loro banalità, quanto per l'intenzione, andata abortita, di risultare brillanti.

Non c'è traccia del principe Carlo e della Royal Family; i figli, William e Harry, vengono appena intravisti in una scena di nessuna importanza. Diana è raffigurata in preda a repentini cambi d'umore; è una donna profondamente sola che si accende nel momento in cui vive un'infatuazione; solo allora si reinventa quindicenne innamorata, senza tralasciare di trasformarsi, all'occorrenza, in amorevole donna delle pulizie, in amante insicura ma disposta a tutto, in temeraria manipolatrice dei media e in una specie di "papessa" atta a combattere tutti i mali del mondo.

Bisogna dare atto a regista e sceneggiatori di essere stati attenti a non cadere nel sensazionalismo, puntando in alcuni momenti più in direzione dell'agiografia che del pettegolezzo. Ma tanta delicatezza suona palesemente ipocrita perché a essere di cattivo gusto è, a priori, l'idea stessa di mettere nuovamente sotto i riflettori, stavolta con un film, una figura che ha pagato con la vita l'intrusione dei media e che da questi ultimi non viene quindi lasciata in pace neanche da morta. La protagonista, Naomi Watts, è, solitamente, un'ottima interprete; anche in questa occasione non si risparmia quanto a sfoggio di tecnica e d'intensità; tenta con tutta se stessa di replicare il tono di voce, la camminata, lo sguardo di Diana; indossa perfino, oltre a capi iconici rimasti nella memoria collettiva, parrucca e naso finto. Eppure non è sufficiente.

Per la prima volta l'attrice appare esteticamente ordinaria e la vediamo dimostrare l'età che ha, ossia ben otto anni più di quelli che aveva all'epoca Diana. Una volta confrontatala con la versione scialba incarnata dalla Watts, anche i pochi che non ritennero mai attraente la defunta principessa avranno da ricredersi.

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