Alessandra Mussolini come una cotoletta. E non paia irriguardoso l'incauto paragone: a proporlo è la stessa interessata. «In vita mia ho avuto un'infarinatura di tante cose. Teatro, cinema, musica Lo sa come si fa, no? Prendi una cotoletta, la ripassi nella farina, nell'uovo, una volta, due volte e poi la friggi. Ecco: a me, invece, non m'ha mai fritto nessuno». Come a dire: sempre sul punto di realizzarsi, la vita dell'inarrestabile signora ha sempre cambiato sapore. Prima attrice in cinema con Scola e in teatro con Eduardo; poi cantante con Malgioglio; quindi deputata, senatrice, eurodeputata: chi per venticinque anni l'ha applaudita (o fischiata) tra le fila della destra, recentemente l'ha vista piroettare in Ballando con le stelle, gorgheggiare ne Il cantante mascherato, fare lo spogliarello in Nudi per la vita e da venerdì 30 su Raiuno la ritroverà imitatrice canterina nel Tale e Quale Show di Carlo Conti. Rutilante, incontenibile.
Scusi, signora Mussolini: non teme, scatenandosi a questo modo, di compromettere la propria immagine?
«Ma è proprio questo, che voglio fare: comprometterla! E poi io non sono mai stata un'immagine. Le immagini sono fisse, immobili, noiose. Io, invece, dandomi tanto da fare non mi sono mai divertita tanto come negli ultimi cinque anni! Ho acquistato la leggerezza, la spensieratezza, il piacere che non avevo più!».
Più nessun rimpianto, dunque, per la sua lunga stagione di onorevole?
«Non la rinnego ma nemmeno la rimpiango. Ero bloccata da duemila regole, inculcata da tremila no; non avevo più consapevolezza che esiste anche qualcosa che si chiama leggerezza. Finalmente ho ricominciato a vivere! E poi la politica si può fare in mille altri modi Lo sa che dopo Nudi per la vita, dove con la scusa dello spogliarello parlavamo dell'importanza della prevenzione oncologica, tante signore si sono complimentate del coraggio con cui ho presentato quel tema a quel modo?».
E col canto, che qui è quello che conta, come se la cava?
«Dovrebbe chiederlo al signore che stamattina era nella macchina accanto alla mia, ferma al semaforo, e che mi ha vista gorgheggiare per prova, da sola, come una matta. Creda: l'ho lasciato di sasso».
Ci credo. Della potenza della sua voce nessuno dubita. Ma la musicalità?
«Vengo da una famiglia di musicisti. Mio padre Romano, che da genitore era così affettuoso, nelle vesti di pianista jazz diventava esigentissimo. Anche zia Sophia Loren nel canto se l'è cavata alla grande, grazie ad un maestro come Armando Trovajoli, che per lei scrisse Che m'hai imparato a fa'. E mamma Maria Scicolone cantava divinamente: ad Hollywood duettò con Frank Sinatra. Proprio a lei oggi faccio sentire le mie prove canore: gliele mando su whatsapp, e lei risponde: quella nota sì, l'altra non la prendere così alta».
Va bene, ma un conto è cantare al cellulare, un altro davanti al 22 per cento di share di Conti
«Se è per questo negli anni 80 io ho cantato davanti ai milioni di telespettatori giapponesi del Festival di Tokyo. Già: e ho cantato pure in giapponese. Scusi se è poco!».
Complimenti: questa mi mancava.
«Ero da quelle parti per girare una pubblicità. Proposero a mia madre di farmi partecipare al festival; e lei, come la Magnani di Bellissima, rispose al posto mio, entusiasta ed incosciente: Certo!. Chiamammo in fretta e furia Cristiano Malgioglio, perché ci adattasse il testo della canzone che mi avevano assegnato. Risultato: arrivai seconda. E conquistai una coppa che sembrava un'enorme supposta di glicerina. Forse ai giapponesi sono piaciuta perché ho gli occhi grandi, come i loro Manga. Con Cristiano pubblicammo anche un disco, cosa crede?».
Non la spaventano neppure le protesi, i posticci, le plastiche che l'affliggeranno al trucco?
«Quelle le ho già provate: quattro ore di supplizio e una faccia bitorzoluta che pareva che avessi il dente del giudizio infiammato. Ma fa parte del gioco. E voglio divertirmi pure con quelle».
Il suo addetto stampa m'ha intimato: niente domande sulla
politica, non si parla nemmeno della Meloni.«Sono troppo concentrata sulle mie imitazioni. Lo devo ai miei figli. Quando hanno saputo di Tale e Quale hanno sospirato: Mamma, cerca almeno di non fare brutte figure».
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