Per fortuna niente Covid, almeno qui. I brani in gara al Festival di Sanremo sono «Covid free», non c'è nessun riferimento alla pandemia salvo una (timida) in Ciao Ciao de La rappresentante di Lista. «E neanche le canzoni che abbiamo scartato affrontavano questo argomento» conferma Amadeus che ieri ha fatto ascoltare le 25 che si giocheranno il Festival dal 1 febbraio. Prima impressione generale: non c'è la stessa ondata di novità dello scorso anno, non c'è quella musica leggerissima (non solo quella di Colapesce e Dimartino) che nel 2021 ha portato il Festival in radio fino all'estate. Ci sono però almeno due o tre grandi pezzi e su tutti spicca quello di Elisa, O forse sei tu, che è «dressed to kill», costruito per vincere e convincere (voto: 9). Anche Rkomi stupisce con Insuperabile, il brano dall'attitudine più rock di tutte, con chitarrone in evidenza e batteria incalzante e obbligatoria citazione portafortuna di Taxi Driver (voto: 8). Piacerà molto. Anche Fabrizio Moro non sbaglia e in Sei tu ha una intensità clamorosa mescolata a un testo che è un film (voto: 8).
Il filo conduttore è comunque l'amore. In un Festival le cui coconduttrici sono state selezionate con il manuale Cencelli, neanche in gara ci sono provocazioni ma solo sporadiche parolacce, timide allusioni, nessun accenno evidente a temi divisivi come Lgbt oppure eutanasia e, figurarsi, manco un riferimento piccolo così alla politica. Amadeus li presenta uno per uno come se fosse sul palco dell'Ariston: cita il titolo, gli autori (Petrella e La Cava su tutti, poi Paolo Antonacci, Federica Abbate eccetera) e fa sintetica presentazione dell'artista. «Manca solo che dica dirige il maestro... e poi saremmo come sul palco», commenta qualcuno. Dopotutto questo sarà un Festival delicatissimo, praticamente concomitante con l'elezione del Presidente della Repubblica, e previsto nella fase più delicata dell'ondata Omicron: «Ci vuole leggerezza», fanno notare in tanti. E quindi calza a pennello il Dove si balla, il brano del maestoso e irriverente Dargen D'Amico che contiene il potenziale slogan di questa 72esima edizione: «Fottitene e balla». Gran bel pezzo che merita un 8 per intuizioni musicali e scelta testuale (compreso il già leggendario «Ciao Zio Pino!», che ricorda il surrealismo di Francesco Salvi). A proposito: sono almeno cinque i brani che potrebbero «riempire la pista», a conferma che cresce la voglia di ritmo e di allegria. Aka 7even, ad esempio, è incalzante con Perfetta così, che sconta un testo piuttosto anonimo ma compensa con il ritmo (voto: 6-). In quota «leggerezza» rientrano anche Sangiovanni, che con Farfalle è un post adolescente innamorato pazzo (voto: 7), la nuova proposta Tananai (Sesso occasionale è da 6) e Yuman, che potrebbe fare molto di più ma con Ora e qui rimane incatenato a formule prevedibili (voto 5/6).
In gara ci sono anche le conferme. Noemi si concentra sulla crescita artistica anche se il testo di Ti amo non lo so dire graffia molto poco, nonostante una parolaccia: stronza (voto 6/7). Emma è invece davvero Emma: complicata, potente, irrequieta. In Ogni volta è così ci sono dolori e speranze d'amore («Ogni volta è così, siamo sante o puttane») e fa venir voglia di riascoltarlo perché complesso e pieno di riflessi tra le parole (voto: 7, in gara sarà «diretta» da Francesca Michielin). Anche Le Vibrazioni si confermano. La canzone Tantissimo (voto 6,5) si apre con una chitarra che ha lo stesso suono di quella degli Ac/Dc e poi si apre in un bel pop rock con curiosi (e molto «sarcineschi») salti di rima:«Guarda che cosa ti è successo mentre salvavi quello che comunemente chiamiamo amore». Bravo Irama, che in Ovunque sarai trova il suo perfetto equilibrio (voto 7,5). Rimandati Highsnob e Hu che con Abbi cura di te al momento sono senza identikit preciso (voto: 5/6).
Come sempre in questo Festival ci sono corsi e ricorsi. Achille Lauro senza dubbio è un ricorso perché Domenica, che interpreta con la Harlem Gospel Choir, è sulla falsariga di Rolls Royce, gronda immagini forti come «Romanzo rosa no, piuttosto un porno» o ancora «M'ingoia come un boa», ma non ha lo stesso effetto shock del suo esordio al Festival. Ora siamo alla quarta volta consecutiva e il voto non va oltre il 6,5. E se Michele Bravi mette la sua voce al servizio di un testo complicato («Ma nell'ipotesi e nel dubbio di aver disimparato tutto») e con l'Inverno dei fiori non va oltre una timida primavera dei voti (6), c'è chi rimane salda sulla propria posizione come Giusy Ferreri che fa Miele della propria canzone a base di ritmi in levare e voce come sappiamo, insomma un pezzo da 7 anche se non è estate.
Tra una canzone e l'altra, Amadeus fa battute («A Telelombardia sono arrabbiati? Checco Zalone mi ha detto che se non mi prendono lì, mette una buona parola con TeleNorba»), lascia porte aperte a Maneskin e Fiorello e conferma che le serate del Festival finiranno più o meno quando si alzano i fornai.
Nel frattempo ci sono i grandi classici. Dopo Orietta Berti dell'altra edizione, arrivano i più o meno coetanei Iva Zanicchi con un'atmosfera da balera anni '70, una grande interpretazione vocale e persino un assolo di chitarra (Voglio amarti vale 6/7), Massimo Ranieri gigantesco in Lettera al di là del mare perché quando uno canta bene un bel pezzo merita 8. Diverso il discorso per Gianni Morandi, che è una sorpresa. Apri tutte le porte è un «northern soul» che riporta agli anni '60 con un gran testo di Jovanotti perfetto per questo tempo: Apri tutte le porte merita 8. Anche Ciao Ciao di Rappresentante di Lista funzionerà molto bene come possibile tormentone (voto: 7,5). Una sorpresa è Mahmood con Blanco, una ballata d'amore che andrà forte (voto a Brividi: 6,5). Chi delude, diciamola tutta è Ana Mena, che non va oltre il 5 con Duecentomila ore.
E chi vincerà se arriverà ultimo è Giovanni Truppi, complicato e introverso: voto festivaliero 0, voto in assoluto 8. Infine menzione speciale per Ditonellapiaga con Rettore: Chimica è un gran pezzo che magari farà arrabbiare le suore per una citazione nel testo ma farà ballare tutti gli altri: voto 7,5.
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