da New York
In una sola sera, allesordio, ha raccolto quasi ventotto milioni di dollari. Uscito quasi in sordina negli Stati Uniti, adesso 300 vuole diventare un cult destinato a stravolgere le statistiche di marzo, un mese da sempre difficile per le prime visioni di Hollywood. Eppure gli americani sono corsi a vederlo e presto il film diretto da Zach Snyder e prodotto da Gianni Nunnari e Mark Canton, sarà già nella storia dei più visti.
I critici si erano schierati su fronti contrapposti: se alcuni lo definivano un capolavoro, altri ne sottolineavano le scene troppo violente e il sesso esplicito. Nessuno si aspettava che questo film postmoderno, che unisce le suggestioni del fumetto a quelle del grande cinema d'autore, avrebbe attratto un pubblico così compatto. Tanto desideroso di vedere una storia a mezza via tra Il Signore degli anelli e Il gladiatore e che riporta in vita luoghi, situazioni e personaggi che l'americano comune ha studiato quasi di sfuggita sui banchi del liceo.
300 racconta la storia di Leonida (interpretato da Gerard Butler), il sovrano della più grande potenza militare della Grecia antica, Sparta, che deve decidere se accettare la sfida dell'imperatore persiano Serse. Serse, interpretato da un Rodrigo Santoro alterato al computer e mostrato come un mezzo gigante, è perfetto nei panni del cattivo ideato da Frank Miller per il suo fumetto. Ma gli incassi inaspettati di questo film che ci riporta alla celebre battaglia delle Termopili hanno forse ricevuto una spinta decisiva dai giornali, che nei giorni scorsi avevano sbattuto 300 in prima pagina, accostando la battaglia di due millenni e mezzo fa alla guerra In Irak. Molti spettatori sono andati al cinema proprio per cercare di ritrovare tra i personaggi qualche riferimento a George Bush, Osama Bin Laden e Saddam Hussein, ma si sono invece ritrovati in un kolossal sanguinario, una storia di sentimenti e passioni forti. E anche se il regista gioca abilmente con la politica americana di oggi, 300 è piaciuto soprattutto ai giovani che hanno ritrovato sullo schermo ladrenalina del classico videogame a fumetti.
Tant'è vero che l'applauso più spontaneo è scoppiato nelle sale quando, allintimazione di consegnare le armi, Leonida replica con la frase incisa sul monumento alle Termopili, che ancora oggi ricorda la battaglia: «Molon Labe» ovvero «Vieni a prenderle!».
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