“Ticket to Paradise”, la coppia Clooney-Roberts regala evasione

Premessa banale, dinamiche viste e riviste eppure il tuffo nella commedia romantica anni 90 è piacevole: merito dello star-power di George Clooney e Julia Roberts

“Ticket to Paradise”, la coppia Clooney-Roberts regala evasione

Al cinema, grazie a Ticket to Paradise, il nuovo film di Ol Parker con protagonisti George Clooney e Julia Roberts, è possibile rivivere l’atmosfera sognante che fece la fortuna, negli Anni 90, di una serie di commedie romantiche divenute poi cult.

Intendiamoci, pur inserendosi nel solco di quella tradizione, il film è poco più di un guilty pleasure dalla regia pigra e dalla scrittura stantia. Ma di questi tempi, trovarsi in compagnia di due star dal fascino familiare, alle prese con sentimento e risate in location dalla bellezza mozzafiato, è già una considerevole boccata d’ossigeno.

“Ticket to Paradise” racconta di due genitori divorziati che proveranno a far squadra per sabotare il matrimonio della loro unica figlia. David (George Clooney) è un architetto affermato e di successo, mentre Georgia (Julia Roberts), un’importante gallerista. La figlia (Kaitlyn Dever), fresca di laurea e perciò in vacanza premio a Bali con un’amica, ha inaspettatamente incontrato l’amore in Gede (Maxime Bouttier), un giovane coltivatore di alghe che ha conosciuto sull’isola. Decisa a sposarlo, è pienamente consapevole che rimanere a vivere lì significhi rinunciare a un’esistenza agiata e a una promettente carriera. I suoi, accorsi in loco, hanno in mente di fare buon viso alla cosa solo per finta, augurandosi invece, con l’aiuto di sotterfugi, di portare la ragazza a cambiare idea. Naturalmente il periodo di tregua dai vecchi dissapori farà sì che i due ex coniugi riscoprano una complicità mai realmente perduta.

“Ticket to Paradise” si gioca tutto su battute, smorfie e sorrisi della carismatica coppia protagonista. Tanto piacevoli da guardare quanto spumeggianti nella loro interazione, Clooney e la Roberts hanno già lavorato in più occasioni sullo stesso set ma questo è il loro debutto nei panni di innamorati per fiction. La complicità tra i due, amici anche nella vita, è palpabile e la loro chimica rodata e naturale: basti guardare le piccole scene rubate che sfilano sui titoli di coda per avere idea di quanto il loro feeling e la capacità di improvvisazione abbia giovato al film.

I loro personaggi, affiatati nella macchinazione di azioni meschine ma utili allo scopo, battibeccano in maniera divertente per buona parte del tempo. Mentre si è rapiti dallo charme luminoso che sprigionano insieme, ci si lascia cullare da tutti i topoi della romantic-comedy e si è pronti a perdonare l’evidente assenza di idee originali. Del resto è proprio nel rassicurante deja-vù che ci si sente a casa o almeno proiettati indietro nel tempo a quando si andava al cinema per sognare il lieto fine.

In “Ticket to Paradise” come andrà è chiarissimo sin dalle prime inquadrature. La direzione è scolastica e la farcitura di scontri generazionali e culturali abusata. La narrazione lascia però spazio a qualche riflessione sul rimpianto, su come il cinismo sia spesso desiderio dissimulato e la genitorialità cambi inevitabilmente una persona per sempre spostandone il cuore fuori da lei.

Riguardo all’amore, il film sottolinea come abbia poco a che fare con la convenienza oggettiva, ragion per cui il bel pilota cui si accompagna il personaggio della Roberts non ha speranza di sposarla, benché giovane e innamorato. La spunterà l’uomo con i difetti fatti apposta per lei, che le sono familiari e che fanno la differenza nella costruzione di una felicità diversa da quella di chiunque altro, magari anche incomprensibile ai più ma autentica.

Sul versante genitori-figli il racconto lascia emergere come cercare di prevenire i possibili errori dei propri discendenti sia spesso deleterio e inutile, oltre che profondamente sbagliato, quando si tratta di love affair. Piegare le circostanze al proprio volere rivela immaturità, non importa se si hanno le rughe intorno agli occhi.

Queste e altre considerazioni sono suggerite tra un’occhiata beffarda di Clooney e un sorriso radioso della Roberts. Tempi comici perfetti scandiscono l’eterna schermaglia tra i sessi e gag per lo più innocue, mentre sullo sfondo viene raccontata l’inevitabile trasformazione di un sentimento. Si sottolinea che nessun affetto possa essere dichiarato morto laddove non è sopraggiunta l'indifferenza. La rottura è sanabile, sembra dirci da subito l’avversione reciproca, energica e appassionata, di ex come questi cui prestano il volto due divi.

Il copione piatto e il finale scontato fanno parte del tacito accordo firmato dallo spettatore sedutosi al cinema di fronte a una commedia romantica vecchio stile come questa.

Che il film sia genuinamente commerciale e pieno di banalità scacciapensieri è indubbio, eppure ci sono storie viste e riviste ma che non ci si stanca di rivedere. Per chi abbia la sola pretesa di evadere un paio d’ore, l’adorabile prevedibilità di “Ticket to Paradise” sarà fonte di serafico e prolungato sorriso.

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