La pandemia di coronavirus ha registrato nel Belpaese 110.574 casi positivi di contagio e 13.155 morti, secondo il bollettino fornito dalla Protezione civile e aggiornato alla data odierna, 1° aprile. Il patogeno che il mondo intero sta combattendo colpisce indistintamente tutti, a differenza di quanto si pensi. Recentemente, la storica giornalista del Tg1, Tiziana Ferrario, aveva parlato al Corriere della sera della positività del figlio, Edoardo Melloni, riscontrata al test effettuato da quest'ultimo sul coronavirus, e della sofferenza del giovane. E, in un intervento concesso all'Agi, l'atleta 29enne del CUS Pro Patria Milano ha parlato personalmente della sua degenza vissuta presso l’ospedale Sacco di Milano, dove ha lottato con tutte le sue forze contro la sua infezione da Covid-19.
“In queste settimane è successo di tutto – ha così esordito-. È davvero una cosa pazzesca pensare come la vita può cambiare da un giorno all’altro”. Il giovane, che è anche ingegnere chimico, sta proseguendo la sua quarantena dopo essere stato dimesso dall'ospedale presso cui era ricoverato e, nel suo ultimo intervento, ha aggiunto: “La mia attività è ritenuta tra quelle essenziali perché lavoriamo alla produzione del liquido per le risonanze magnetiche. Mi sono sempre recato al lavoro con l’auto aziendale, prestando la massima attenzione, fino al 9 marzo quando con il cliente, vista la situazione, abbiamo deciso di rallentare. Vivendo in una zona di Milano dove è difficile parcheggiare, ho deciso di riportare la macchina aziendale, tornando poi a casa in metropolitana. Tre giorni dopo ho iniziato ad avvertire i primi sintomi”.
Incalzato dalle domande della nota agenzia, il 29enne non ha lesinato parole sui sintomi accusati prima di scoprire la sua positività al Covid-19 e sugli effetti dell'infezione contratta:“Erano sintomi leggeri, pensavo a una normale influenza. Un po’ di tosse e la febbre intorno ai 37,5°. Poi la tosse è diventata sempre più forte. Al punto che di notte mi svegliavo per dei prolungati attacchi che duravano anche per diversi minuti. Ero costretto a star seduto e non sdraiato, quasi arrivavo alle lacrime dal dolore. Con l’aumento anche della febbre, il mio medico di base mi ha prescritto lo sciroppo. Ma la tosse non andava via”.
La situazione è degenerata lo scorso 15 marzo, quando Edoardo ha sputato sangue dalla bocca, per via dell'infezione, per poi farsi ricoverare all'ospedale Sacco, dove ha scoperto la sua positività al coronavirus. Della sua degenza vissuta in ospedale, l'atleta ha dei ricordi nitidi:“Non ho visto scene tragiche durante la degenza. Il personale sanitario limita al massimo gli accessi alle camere dei pazienti per due motivi. Il primo è per una questione di costi: le tute che vengono utilizzate sono monouso e hanno un costo molto alto. L’altro è legato al tempo: entrare nella camera di un malato di Covid vuol dire seguire un protocollo di vestizione che può durare anche più di 5 minuti. Considerando tutte le camere, si preferisce limitare gli accessi. Dopo quattro giorni lì dentro sentivo che i dispositivi di protezione cominciavano a scarseggiare”.
E, a conclusione della sua intervista, ha lanciato non troppo velatamente un invito generale a prevenire il rischio di
contagio da coronavirus:“Bisogna evitare a tutti costi di essere contagiati e l’età non conta: potrebbe passare come passa un raffreddore, ma potrebbe anche non essere così. E a priori non ci è dato saperlo”.
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