L’inchiesta sull’intervista a Lady Diana è conclusa, ma lo strascico di sofferenza e disgusto per le modalità subdole con cui Martin Bashir ottenne le scottanti dichiarazioni dalla principessa, è un capitolo che, forse, non si chiuderà mai. Le indagini hanno evidenziato la totale spregiudicatezza del giornalista e una disonestà intellettuale che ha spaventato perfino il premier Johnson, il quale ha dichiarato: “Sono ovviamente preoccupato dai risultati del rapporto di Lord Dyson. Posso solo immaginare lo stato d'animo della famiglia reale e spero davvero che la BBC prenda tutte le misure possibili per assicurarsi che una cosa come questa non accada mai più”.
L'intervista è già diventata un caso e cominciano a "saltare le prime teste". Lo scorso 21 maggio si è dimesso Tim Suter, membro e presidente del Consiglio di amministrazione di Ofcom, l'autorità regolatrice per le società di comunicazione nel Regno Unito. Suter, infatti, è stato un dirigente della BBC e si occupò dell'indagine interna che la BBC avviò nel 1996 su Martin Bashir. L'amministratore delegato di Ofcom, Dame Melanie Dawes, ha dichiarato: "Di comune accordo Tim Suter, membro del consiglio di Ofcom e presidente del Consiglio di amministrazione di Ofcom si dimette con effetto immediato. Vorremmo ringraziare Tim per il suo contributo a Ofcom".
C'era da aspettarselo. Martin Bashir ha usato Lady Diana come fosse la proverbiale “gallina dalle uova d’oro”, facendo leva sulle sue debolezze, in particolar modo sulla solitudine che circondava la principessa a corte e nel matrimonio, sul suo complesso d’inferiorità e sulla rabbia mista a impotenza nei riguardi dei tradimenti del principe Carlo.
Le prove fasulle
Martin Bashir, giornalista della BBC sconosciuto all'epoca dell'intervista, fece credere a Diana che il Palazzo fosse contro di lei e a ogni angolo si celassero i suoi nemici, pronti a colpirla alla schiena. Ci riuscì in un modo molto semplice: mostrò a Charles Spencer, fratello della principessa, le ricevute di un pagamento che i servizi di sicurezza britannici avevano emesso a nome di due collaboratori di Palazzo. Era tutto falso, forse realizzato grazie ad alcuni grafici della BBC. Quando Diana vide i documenti, però, fu certa che i suoi stessi collaboratori avessero ordito un intrigo ai suoi danni e si convinse di essere isolata e odiata. Il giornalista le fece credere perfino che l’MI5, cioè i servizi segreti britannici, la tenesse d’occhio. A quanto risulta inventò anche un'altra bugia, molto strana e dallo scopo incerto, secondo cui il principe Edoardo sarebbe stato malato di AIDS.
Poi Bashir, non soddisfatto, le diede il colpo di grazia, infierendo sulla sua femminilità. Le mostrò un’altra ricevuta, sempre fasulla, che testimoniava l’aborto di Tiggy Legge-Bourke, la tata di William e Harry. Diana era quasi ossessionata da quella donna. Nutriva nei suoi confronti un rancore cieco, poiché la considerava perfetta in tutto, la madre che lei non riusciva a essere (non era vero, ma Diana era una donna fragile). La gelosia nei confronti del principe Carlo fece il resto.
La principessa, infatti, sospettava già che il marito e Tiggy avessero una relazione (non era vero neanche questo), dunque pensò che il figlio della tata dovesse essere dell’erede al trono. Non ebbe la forza di andare in fondo alla questione, cercare prove che confermassero o smentissero quanto detto da Bashir. Giudicò attendibili tanto le ricevute di pagamento ai presunti collaboratori delatori, quanto il documento d'aborto che ilgiornalista le presentò. Non prese mai in considerazione l'ipotesi di essere stata ingannata. Agì d’impulso ritenendo, invece, di essere stata tradita da Carlo e dalla royal family e, il 20 novembre 1995, a Kensington Palace, rilasciò l’intervista bomba da 23 milioni di telespettatori.
L’intervista
Tutti ricordiamo l’intervista di Diana per una frase passata alla Storia: “In questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato”. Così disse la principessa del Galles, riferendosi all’amante di Carlo, Camilla. A Lady D., però, vennero estorte con l’inganno molte altre confessioni che fecero traballare la corona sulla testa della regina Elisabetta. All’inizio dell’intervista Bashir le chiese: “Cosa si aspettava dalla sua vita matrimoniale?” Lady Diana rispose: “Penso che, come accade in qualunque matrimonio, specialmente quando hai genitori divorziati come nel mio caso, provi con tutte le tue forze a farlo funzionare e a non ricadere nello schema già vissuto nella tua famiglia…Volevo disperatamente che funzionasse, amavo disperatamente mio marito e volevo condividere tutto. Pensavo fossimo un’ottima squadra”.
Quando Bashir le domandò se fosse consapevole del suo ruolo a corte, Lady Diana ammise: “Non ero e non sono intimidita dalle responsabilità che questo ruolo comporta. Era ed è una sfida. Per quanto riguarda diventare regina, non è mai stato tra i miei obiettivi, quando ho sposato mio marito…L’aspetto che più mi intimidiva era l’attenzione dei media, perché a me e a mio marito dissero, quando ci fidanzammo, che la stampa sarebbe stata discreta. Non fu così…mi sembrava di essere sulla copertina dei giornali ogni singolo giorno ed è un’esperienza che ti isola”.
Diana raccontò anche della depressione post partum, una rivelazione che nessuna royal prima di lei aveva mai osato fare: “…Nessuno ne parla…ti svegli la mattina sentendo che non vuoi uscire dal letto, ti senti incompresa e giù di tono” e aggiunse: “Non avevo mai avuto la depressione…in realtà ciò di cui avevo bisogno era spazio e tempo per adattarmi a tutti i diversi ruoli che mi si erano presentati. Sapevo di potercela fare, ma avevo bisogno che le persone fossero pazienti e mi concedessero spazio”.
La royal family non reagì come Diana avrebbe voluto. La principessa raccontò di non aver avuto alcun aiuto, perché i Windsor non si eranomai trovati a fronteggiare una situazione simile e non sapevano cosa fare: “Forse ero la prima persona in famiglia che avesse avuto la depressione e naturalmente ciò fu sconfortante, perché se non lo hai mai visto prima, come puoi offrire supporto?". La principessa spiegò gli effetti della depressione sul suo matrimonio e sui Windsor: “Diede a tutti una meraviglioso, nuova etichetta: Diana è mentalmente instabile”. Poi affrontò il discorso dell’autolesionismo: “Hai così tanto dolore dentro di te, che provi a ferirti, perché vuoi aiuto, ma stai chiedendo l’aiuto sbagliato…Non mi piacevo, mi vergognavo perché non riuscivo a sopportare la pressione…Mi ferivo le braccia e le gambe”.
Molto toccanti sono anche le affermazioni sulla bulimia: “Era il mio sistema di fuga e, a quel tempo, con me funzionava”. Bashir chiese se la royal family l’avesse aiutata a superare i disturbi alimentari, ma la principessa rispose: “No. Deve sapere che quando hai la bulimia, ti vergogni di te stesso e ti odi. Le persone pensano che tu stia sprecando cibo…Inoltre con la bulimia il tuo peso rimane sempre lo stesso. Così puoi fingere tutto il tempo. Non c'è nessuna prova”. Il giornalista domandò se fosse vero, come raccontato nella biografia di Jonathan Dimbleby " The Prince of Wales", che Carlo e Camilla avevano ripreso la loro relazione nel 1986, dopo alcuni anni di lontananza e se la principessa ne fosse consapevole. Il biografo Jonathan Dimbleby, infatti scrisse, nella biografia "Charles, Prince of Wales, che l'erede al trono e la Parker Bowles avevano smesso di frequentarsi dopo il royal wedding, ma Diana ammise: “Sì, ne ero consapevole, ma non potevo farci niente”. Poi aggiunse che non le servivano prove, ma le bastava “l’istinto femminile”.
Lady D. era certa che Carlo e Camilla si amassero. Bashir la provocò: “Pensava davvero questo?”. Lady Diana replicò: “Non lo pensavo. Lo sapevo…grazie al cambiamento nello schema di comportamento di mio marito”. Gli amici di Carlo, proseguì la principessa, la indicavano come “di nuovo instabile, che dovessi essere ricoverata per stare meglio. Ero ormai motivo di imbarazzo…Non c’è modo migliore per demolire una personalità se non isolarla”. Bashir volle sapere: "Pensa che Mrs. Parker Bowles sia una causa della rottura del matrimonio?”“. Diana rispose con la storica frase: “Eravamo in tre in questo matrimonio. Un po’ affollato”.
Il giornalista fece ricostruire alla principessa tutti i passaggi che portarono al naufragio dell’unione con il principe di Galles. Infine le domandò: “Guardandosi indietro, si sente responsabile per le difficoltà del suo matrimonio?”. Lady Diana puntualizzò: “…Me ne prendo metà…Entrambi abbiamo commesso degli errori”. La principessa parlò anche di James Hewitt e del libro di memorie, "Princess in Love", che questi scrisse in collaborazione con Anna Pasternak nel 1994. Nell'opera il maggiore Hewitt raccontò la sua storia d'amore con Diana, non risparmiando dettagli. Lady D. ricordò: "È stato un mio grande amico in un momento molto difficile, c’era sempre per me e rimasi sconvolta quando venne pubblicato il sui libro, perché mi fidavo di lui…Mi telefono dieci giorni prima dell’uscita del libro, dicendomi che non c’era nulla di cui preoccuparsi e stupidamente gli credetti”. Diana, alla fine, ammise anche che c’era stata più di un’amicizia tra loro: "Lo adoravo...sì ero innamorata di lui", ma specificò anche che nel libro Hewitt aveva raccontato diverse bugie sul loro rapporto.
In questa intervista Diana chiarì che il divorzio da Carlo non era un suo desiderio, ma la situazione tra loro andava chiarita. Rivelò di voler essere “la regina dei cuori della gente, nei cuori della gente”, augurandosi che la monarchia “fosse più vicina alle persone” ma, spiegò: “Non mi vedo come Regina di questo Paese. Non penso che molte persone mi vogliano come Regina”.
Le conseguenze
L'intervista ebbe tragiche conseguenze. Lady Diana, già separata da Carlo all'epoca delle rivelazioni, venne completamente isolata dalla royal family, che si schierò contro di lei. La regina Elisabetta non la perdonò e non le offrì possibilità di spiegarsi. Impose a Carlo e alla principessa il divorzio, che divenne effettivo nel 1996 e decise di togliere alla ex nuora il trattamento di altezza reale. Lady D. iniziò una nuova vita troncata all'improvviso, troppo presto, sotto il tunnel dell'Alma il 31 agosto 1997. Con le sue dichiarazioni Diana spalancò al mondo le porte della sua vita privata, ma anche di Buckingham Palace, facendoci vedere il lato oscuro della Corona.
Lady Diana aprì il suo cuore, confessando cose che, se non fosse stata raggirata, forse non avrebbe mai detto neanche a se stessa. L'inchiesta, condotta da Lord Dyson e durata 6 mesi, ha ristabilito l'ordine, ma ha lasciato anche una grande amarezza, perché quel giorno di novembre cambiò il destino della principessa e dei suoi figli. Durante quell'intervista, in un certo senso, venne gettato il seme della rabbia che Harry si è portato dentro fino a oggi.
Se oggi William e Harry, per una volta d’accordo, si scagliano contro chi ha infierito sul dolore della loro madre, ciò non deve sorprenderci. Anzi, i duchi sono stati fin troppo signorili, benché diretti. Il principe William ha detto ciò che molti pensano: “La BBC…ha alimentato la paranoia di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori…Mia madre è stata tradita non solo da un giornalista canaglia, mai vertici della BBC che girarono la testa, invece di fare domande scomode”.
Harry ha fatto eco al fratello: “L’effetto a catena di una cultura mediatica di sfruttamento e pratiche non etiche alla fine le hanno tolto la vita”. Frasi su cui meditare, per chiederci se davvero valga la pena vendere l'anima al diavolo per il successo.
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