"Tutto è iniziato a scuola. Non c'erano più le lezioni di musica..."

Baltimora, vincitore di "X Factor 2021", si racconta: "Chiesi a mamma di avere un insegnante di piano"

"Tutto è iniziato a scuola. Non c'erano più le lezioni di musica..."

Per lui è stata veramente una sorpresa, un «qualcosa di assurdo», «senza senso», come ha commentato emozionatissimo quando Ludovico Tersigni l'ha proclamato vincitore di X Factor 2021 l'altra notte al Forum di Assago. Non era una frase fatta, un concetto scontato, perché Baltimora è uno di quei giovani talenti che pensa solo alla sua musica, nel chiuso della stanza, che non vuole vincere per diventare famoso, ma diventa famoso perché fa musica vincente. Tanto che fino a pochi mesi fa ha tenuto i suoi brani blindati in un cassetto. Composto, tranquillo, con quella faccia da bravo ragazzo, Baltimora è entrato nel cuore degli spettatori di X Factor tanto da sbaragliare in finale il superfavorito gIANMARIA, lasciando terzi i Bengala Fire e quarto Fellow. Il suo vero nome è Edoardo Spinsante, è nato ad Ancona e ha vent'anni, la maggior parte dei quali spesi a suonare il piano e la chitarra, a creare e produrre musica per sé e per altri cantanti.

Cosa significa per te questa vittoria?

«Significa credere di più in ciò che faccio e poterlo fare al livello cui ho sempre aspirato, da serie A. È un sogno gigantesco. E adesso spero che tutte le persone a cui sono piaciuto continuino a seguirmi».

Hai sempre lavorato anche per altri musicisti. Cambierà qualcosa adesso?

«No, continuerò a produrre nel piccolo studio di casa mia ad Ancona e a Milano, dove vivo adesso, con i miei piccoli mezzi. Per me cantare e produrre musica restano e resteranno il divertimento di sempre».

Ti piacerebbe andare a Sanremo?

«È il sogno di qualunque cantante o cantautore. Sarebbe il più grande riconoscimento. Se si presentasse l'occasione sarebbe impossibile dire di no».

Pensi che gIANMARIA meritasse di vincere? Era il favorito...

«È un artista incredibile, pensavo che avrebbe vinto lui. Io non mi aspettavo di arrivare né ai live, né in finale, né tra gli ultimi due e, quando mi sono trovato lì, ero contentissimo di arrivare secondo con Gianma trionfante, infatti mi ha sbalordito sentire il mio nome».

Perché hai scelto di chiamarti Baltimora?

«Il 6 aprile ho compiuto vent'anni e ho deciso di cominciare a pubblicare i miei brani: come primo ho scelto Baltimora e mi sono dato lo stesso nome. È un pezzo che mi ha accompagnato nella mia crescita, ci ho messo quattro anni a finirlo: ho cominciato a scriverlo in seconda superiore e l'ho finito sei mesi fa. L'ho messo on line e per fortuna gli scout di X Factor l'hanno scovato».

Perché prima tenevi chiusi nel cassetto i tuoi brani?

«Perché sono un perfezionista, volevo che fossero all'altezza di essere ascoltati. Per fortuna ora mi sono un po' sbloccato».

Cosa significano Baltimora e Altro, i due inediti che ti hanno portato alla vittoria?

«Nei miei testi non cerco di raccontare una storia, ma di trasmettere delle emozioni, delle immagini. In Baltimora il tema è lo scrivere canzoni, l'incertezza, il timore dei giudizi. Altro invece parla dei sogni, dei pensieri notturni che ti perseguitano, del sentirsi chiusi dentro sé stessi».

Che cos'è per te la musica? Quando e come hai cominciato?

«La musica è divertimento. Ho iniziato in maniera casuale quando alle elementari i compagni non hanno più voluto fare l'ora di musica. Allora ho chiesto a mia madre di trovarmi un insegnante di piano privato e non ho più smesso».

Dove trovi ispirazione?

«Scrivo soltanto quando provo emozioni positive, perché quando si è tristi si tende a buttare fuori la rabbia senza pensare bene. Poi quando c'è da finalizzare un brano mi chiudo in studio. A volte parto dal testo, altre dalla musica».

Ti descrivono come timido, introverso...

«In realtà lo sono soltanto con chi non conosco, tendo a essere composto, a non esagerare, per tutto il resto sono una persona normale, non mi sento e non mi sentirò mai una star».

I Måneskin sono tornati trionfalmente a X Factor, dove hanno cominciato, scatenando il Forum. Un fantastico esempio per tutti i giovani talenti.

«Penso che non esistano limiti agli obiettivi, se ti meriti una cosa, trovi il modo di farla, anche se magari non in maniera galattica come stanno facendo loro».

Chi è per te Hell Raton, il tuo coach, che ti ha

incitato a uscire dalla cameretta e a spiegare le ali?

«La cosa più importante che mi ha insegnato è lavorare in gruppo. Io sono sempre stato abituato a lavorare da solo ed è stato bello essere quello che si fa aiutare».

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