Essì, quelle di Striscia la notizia sono (anche) venticinque annate di giornalismo. Intrattenimento, satira, costumi del Paese e costumi delle veline, ma soprattutto eventi, notizie, ipocrisie smascherate. Giornalismo. Lo dimostra una breve ricognizione sugli scoop messi a segno dal tiggì di Antonio Ricci dal 7 novembre 1988 ad oggi. Ci sono faccende dannatamente serie. Gli aiuti ai terremotati dell’Umbria, che nel 1997 il Gabibbo scovò abbandonati da sei anni in un deposito militare di Pizzighettone, o gli effetti devastanti dell’uranio impoverito, denunciati per la prima volta in diretta tivù nel febbraio 1999.
C’è un filone autonomo e fortunato della casa, il «fuorionda», pochi secondi più incisivi di paginate di analisi politologiche, a togliere il velo al Palazzo. È il 25 novembre 1994. Mentre aspetta di collegarsi con lo«Speciale tg4»,l’allora segretario del Partito popolare Rocco ButtiglioneproponealvicinoAntonio Tajani (coordinatore di Forza Italia) un’alleanza per le successive elezioni. Così si sposta il Polo delle libertà al centro, e si isolano quelli di Alleanza nazionale. Striscia manda in onda, bufera politica immediata, che a tutt’oggi Berlusconi non giudica secondaria nella caduta del suo primo governo. Tre anni dopo, è Franco Frattini ad essere sbertucciato:Ricci &Co.trasmettono un fuorionda in cui l’onorevole berlusconiano sparla allegramente dei candidati scelti dal centrodestra per le elezioni amministrative.
Il giorno dopo, un Frattini molto meno ilare sarà costretto a scusarsi con i colleghi.
Ci sono i tabù infranti della tivù impettita, come la magistrale anticipazione firmata dal duo Ezio Greggio-Raffaele Pisu della classifica del Festival di Sanremo nel 1990. Deve ancora iniziare la serata finale, e i due sparano: i Pooh primi, Toto Cutugno secondo, Mietta-Minghi terzi. E così fu.
Ci sono anche, di converso, i riti sbugiardati della tivù cialtrona. Fu Striscia ad aprire nel 2001 l’ affaire Vanna Marchi, mostrando le pratiche con cui la teleimbonitrice affrontava il malocchio che immancabilmente affliggeva i suoi clienti («rito del sale» e simili procedure scientifiche)insieme all’improbabile mago Do Nascimento.
Ci sono spezzoni dell’inefficienza e della commedia italiche, dai tassisti romani che arrotondano scorrazzando i clienti stranieri per mezza città alla disinvoltura con cui all’aeroporto di Orio al Serio si possono passare i metal detector e depositare bagagli incustoditi fino al dipendente del comune di Palermo che si assenta abitualmente per fare lo skipper sulla barca del sindaco Diego Cammarata. Ci sono casi di coraggio vero, come quello di Stefania Petryx, l’inviata con bassotto al seguito che nel dicembre 2007 si reca a Corleone e chiede dove possa incontrare Ninetta Bagarella (la moglie di Totò Riina) mentre arringa i paesani sui danni della mafia. E istantanee perfette del potere. Su tutte, il mitologico inseguimento che Stefano Salvi, allora «vice Gabibbo»,inscenò il 28 settembre 1995 ai danni di Enrico Cuccia.
Salvi che gli cammina a fianco dalla porta di casa all’ingresso milanese di Mediobanca, chiedendo conto dei rapporti finanza-politica, il banchiere che persevera muto e granitico, cinquant’anni di storia in un fotogramma. E, soprattutto, c’è un tarocco d’autore: Strisciache coglie in fallo Sua Maestà la Cnn. Durante l’attacco iracheno a Tel Aviv, nel gennaio 1991, l’inviato sul posto si mette concitato la maschera anti-gas. Ma tutti i suoi colleghi sullo sfondo s’aggirano e parlano tranquillamente a viso scoperto. Striscia seziona il video, figuraccia mondiale del gigante americano. Se non è giornalismo questo...
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