In tempi di Coronavirus il mercato del libro rischia il collasso. Specie le librerie, che hanno abbassato le saracinesche in un momento imprenditoriale già devastante, rischiano, quelle saracinesche, di non rialzarle più.
Due giorni fa, usando i social, lo scrittore Andrea Di Consoli con intelligenza ha proposto una giornata per l'editoria: lunedì prossimo, 23 marzo, ognuno di noi acquisti un libro direttamente dal sito di un editore. Un gesto piccolo ma di grande significato simbolico.
Voglio aggiungere alla sua bella idea una considerazione, in questo caso per i librai. Chiaro che non parlo delle librerie di catena (Feltrinelli, Mondadori, Giunti - ma anche qui bisogna andarci con i piedi di piombo, perché dentro queste strutture lavora molta gente), ma delle librerie indipendenti, che sono molto spesso a conduzione famigliare o amicale. Bene, io credo che le librerie indipendenti debbano subito, se già non lo hanno, aprire un sito in cui possano vendere i loro libri online. Sono già sicuro di una obiezione, che un'indipendente non può competere con Amazon, o Ibs. E siamo d'accordo. Lo dico da persona che acquista ormai quasi esclusivamente in librerie dell'usato. Lo scarto di intelligenza imprenditoriale sta nel rompere anche un sistema che ti sta schiacciando, ma dal quale non si sa come uscire. È ovvio che se l'indipendente si mette in competizione con Amazon o con le librerie di catena è destinato a morire. Mi si potrebbe dire che gli scaffali di una libreria indipendente sostengono molto spesso editori che le grandi catene non si sognano neppure di ordinare dai promotori - editori le cui cedole promozionali finiscono direttamente nella casella spam. Però, differenziarsi con editori di nicchia non basta se si usa lo stesso principio imprenditoriale delle catene, ovvero quello di far stanziare le novità librarie non più di tre/quattro mesi e poi mandarle con un bel bancale in resa, perché spazio per altre novità altrimenti non ci sarebbe.
La vera differenza la fa una scelta più radicale. Sono sicuro che il sistema delle migliaia di novità al mese sta crollando (o è già crollato). Per i librai indipendenti credo che il solo modo sia quello di conservare un certo numero di libri per così dire da magazzino e avere la possibilità di venderli in altre forme, con altri prezzi. Non c'è bisogno ovviamente di tenere dieci-venti copie dell'ultimo Premio Strega, e lo dico a prescindere dalla sua vera o presunta qualità, ma perché l'ultimo Premio Strega è sicuramente più semplice da trovare rispetto a un libro che, pur essendo uscito da solo un anno, non vende già più nessuno perché mandato dagli editori fuori catalogo. Non puntate troppo sui romanzi ma conservate i saggi e la poesia, che sono le cose che invecchiano di meno. E seppure volete conservare narrativa, che sia ricercata.
A questo proposito però bisognerebbe fare una proposta anche agli editori che, dopo qualche mese, mandano al macero o vendono a stock i libri che hanno stampato ma di cui devono liberarsi per svuotare i magazzini. Sarebbe utile che facciate qualcosa a perdere, ma solo per sostenere un'imprenditoria che rischia o è a un soffio dalla banca rotta.
Destinate una parte del vostro eccesso di magazzino a questi librai indipendenti che possano venderlo a prezzi bassi senza rimetterci nulla, ottenendo così da un libro, che voi di fatto avreste buttato, un sia pur minimo utile.È una cosa che non salverà né l'editoria né il mercato del libro, ma è un modo per cominciare a fare qualcosa di unitario, di veramente coeso.
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