Prosegue la nostra serie di interventi sulla gestione della scuola italiana durante la crisi del coronavirus. Oggi interviene Giancristiano Desiderio, giornalista e professore di Filosofia al Liceo.
Che cos'è veramente la scuola? Una relazione con cui gli adulti donano la vita e il sapere ai fanciulli e agli adolescenti nel tentativo di formarne l'umanità. La scuola, dunque, è l'esatto opposto del cosiddetto «distanziamento sociale» che a causa dell'infezione da Covid-19 si vorrebbe realizzare a scuola, in chiesa, in ufficio, in cielo, in terra e in ogni luogo. Le teste d'uovo del ministero dell'Istruzione si stanno scervellando nel tentativo disperato di mettere insieme scuola e distanza. Ma il tentativo, per quante task force piene zeppe di esperti si vorranno fare, è destinato a fallire perché la scuola non solo è l'opposto, è anche la negazione del «distanziamento sociale». O l'una o l'altro. Tertium non datur. Eppure, dal cilindro ministeriale hanno tirato fuori il coniglio: la DAD mista ossia la didattica a distanza mista. Una toppa peggiore del buco.
Il ministro (così, al maschile, senza ipocrisia), Lucia Azzolina, ha cercato di spiegare cosa dovrebbe essere la didattica mista in un'intervista televisiva rilasciata a Maria Latella. «L'idea è ha detto testuale la Azzolina che metà studenti vadano per metà settimana in classe e l'altra metà degli studenti sono collegati da casa a seguire ciò che fa l'altra metà della classe». È chiaro: non si capisce niente. Ecco perché sul web è spuntato un video in cui alla strategia del ministro espresso dal M5s fanno seguito le immagini del film L'allenatore nel pallone in cui Lino Banfi nelle vesti di Oronzo Canà spiega in modo irresistibile il nuovo modulo di gioco: «Così mentre i cinque della difesa vanno in avanti, i cinque attaccanti retrocedono e così viceversa. E allora la gente pensa: ma che quello ha cinque giocatori in più? Invece no. E perché i cinque vanno avanti gli altri cinque vanno indietro. E così in questa confusione generale le squadre avversarie diranno ma che sta succedendo e non ci capiscono niente».
È evidente che, per il nuovo anno scolastico, a viale Trastevere hanno poche idee molto confuse. La didattica mista che il ministro Azzolina avrebbe voluto spiegare sarebbe fatta così. Immaginate una classe di 22 alunni: 11 sono in aula e 11 sono nelle loro case. L'insegnante è in aula e tiene la sua lezione contemporaneamente sia agli alunni nei banchi sia agli alunni che sono nelle loro stanze collegati in video. Solo chi non ha esperienza dell'arte dell'insegnamento può credere che questa satira involontaria che il ministero fa tanto di sé quanto della scuola possa essere proposta e realizzata. La didattica a distanza può essere usata in modo molto limitato: solo per gli studenti degli ultimi anni del liceo e solo con tutta la classe a distanza (e pur rimarrebbe il problema dell'orario dell'insegnante che inevitabilmente lavora in più classi).
Quest'anno la scuola è finita a febbraio, anche se gli scrutini si faranno a giugno. Il prossimo anno è già infettato. Da cosa? Dal virus anti-scolastico del «distanziamento sociale» che ha per untore quel ministero che alla fine è il più distante di tutti dalla scuola.
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