Già negli anni ’80 quando Carlo e Diana vennero in viaggio in Italia, analizzai le loro grafie e dissi “Questo matrimonio non s’ha da fare” a causa della mentalità aperta e libera della principessa che avrebbe senza dubbio faticato non poco ad adattarsi alle regole della regina madre. Nella lettera di Diana in cui parla del rapporto con Carlo si rilevano elementi di forte ansia (vedi lettere addossate tra loro) che denuncia una sorta di “agonia spirituale”, che la poteva portare a proiezioni o desideri inconsci legati ad una “prigionia mal sofferta”. Perché allora Diana avrebbe accusato il marito di volerle tendere una trappola mortale?
Forse un sottofondo di masochismo, di fronte a un uomo inerte e poco comprensivo, può aver determinato l’insorgere di pensieri fantastici che indirettamente erano rivolti proprio al consorte al fine di svegliare in lui un po’ di vitalità, peraltro del tutto assente. La grafia di lady Diana non dimostra serenità, nel senso che sono presenti indicatori di disagio come gli addossamenti, sopra citati, una dimensione grande delle lettere centrali e un rattrappimento degli allunghi sia inferiori sia superiori. Tutto ciò depone per una personalità centrata su un pensiero assillante che va dal bisogno di fuga al desiderio di morte su chi non la fa sentire viva (Carlo). In effetti il consorte non aveva e non ha per natura una forza dinamica e vivace atta ad affrontare i problemi sia come marito sia come padre sia pure come figlio erede al trono.
Come cacciatore di uccelli o di donne sembra valido; non credo però che possa avere pensieri di morte nei confronti di chicchesia.
Se c’è un malessere che tuttora persiste in quel casato reale è invece dovuto alla regina madre che sembra disponibile con tutti ma che in effetti non lo è per nessuno. Tant’è vero che il lutto per la morte del principe consorte è dutato lo spazio di un mattino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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