La virtuosa Clara Schumann e la virtù di ispirare i geni

Fu la musa che «dettò» al marito alcune composizioni E dopo la morte di Robert influenzò anche Brahms

Luca Pavanel

Vista dal vivo, da giovane doveva essere una donna bellissima. Eccola che posa, Clara Josephine, con i suoi occhi grandi, languidi, a tratti però decisi. Che dolcezza fa immaginare la signora Schumann (Wieck, da signorina). Sì, la «dolce metà» del maestro Robert, uno dei più grandi compositori del Romanticismo tedesco, della storia occidentale. Ebbene, la consorte del genio fece di tutto per tenere alta la bandiera di famiglia perché, stando alle testimonianze dell'epoca - siamo in pieno Ottocento - fu grande pianista e pure compositrice. Ebbene, di questi tempi, in occasione delle celebrazioni per i duecento anni dalla sua nascita (avvenuta il 13 settembre 1819 a Lipsia), c'è un appuntamento lombardo, «Trame sonore»-Mantova Chamber music festival (dal 29 maggio al 2 giugno, con 350 musicisti da tutto il mondo e 200 eventi), in cui si è deciso di occuparsene copiosamente, con una serie di concerti, almeno una ventina di recital e una sequela di incontri per indagare la sua vicenda umana e non solo, la sua musica.

Motivo principale: «Contribuire anche allo sdoganamento di un personaggio che sicuramente contribuì a condizionare positivamente alla diffusione dell'opera pianistica del grande Schumann». Il quale morì a soli 46 anni, internato in una casa di cura psichiatrica. Le ragioni di un approfondimento.

«Clara - attacca il direttore artistico del festival «Trame sonore», Carlo Fabiano - non ha mai avuto quell'attenzione che avrebbe meritato. Il focus servirà per riflettere sul fatto che grazie a personaggi così, che lavorano dietro le quinte, la fantasia e la creatività di un autore possono essere in qualche modo orientate, lanciate». Come a dire che la pianista in questione, con la sua personalità, «ha saputo costruire, in qualche caso distruggere, i lavori di due personaggi strepitosi, il marito Robert appunto, e l'amico di entrambi Johannes Brahms». Durante il festival verrà avviato il ciclo «Hidden Clara», e in cartellone ci sono composizioni che «la storia ha indicato come in qualche modo condizionate dai pareri della virtuosa»; si prenda il Quintetto op. 34 di Brahms, non a caso rifatto più volte. Già, proprio così.

A Mantova ci saranno concerti sparsi in diversi luoghi; al Bookshop di piazza Erbe il musicista e divulgatore musicale Giovanni Bietti sarà protagonista di un «Invito al concerto», trittico d'incontri introduttivi ai recital. Mentre «Un caffè con» è stato affidato al critico musicale Carla Moreni, che parlerà di «Clara, la donna della musica».

Ma come era esattamente lei, interprete ammirata da tanti che ancora oggi affascina studiosi e musicisti? «Forse - continua il direttore artistico - la potremmo definire una proto-femminista. Per vedere il suo lavoro di compositrice nel festival ci sarà Round Midnight, dove ogni volta a una composizione di Robert verrà accostato un lavoro da lei scritto». Personalità, musica magnetica. «Ma in realtà - spiega Bietti - sappiamo poco di lei. È stata una virtuosa, ma non si poteva registrare e tutto è sparito. Esistono testimonianze scritte. Era ammirata perfino da Franz Listz». Mentre Robert muore nel 1856, lei vive quasi quarant'anni in più. Gran parte di questo periodo Clara lo passa a fare concerti, a contribuire alla fama del marito. Brahms le rimane accanto, sottoponendole le sue partiture. Senza contare i gossip: pare che il buon Johannes fosse un po' innamorato, ma non ci sono indizi. Del resto la Wieck era una donna dal carattere forte che non passava inosservata. Il futuro marito cominciò a corteggiarla quando era sui 14 anni; era la figlia del maestro di piano Johann Gottlob Friedrich. La vita matrimoniale non sempre fu facile. La signora ebbe a lamentarsi perché il pianoforte era sempre occupato da Robert, ma nella coppia non si arrivò mai ai livelli di casa Mahler, dove Gustav sul contratto delle nozze fece mettere per iscritto che il «musicista di casa era lui».

«Molte composizioni sono dedicate a Clara Josephine, cioè scritte per le sue mani», spiega Bietti. Poi c'è il discorso delle dediche amorose. Un paio di temi ricorrenti nelle composizioni schumanniane segretamente alludono, in una sorta di «codice privato» tra i due. La Fantasia per pianoforte, uno dei capolavori, è percorsa dal tema dell'amata lontana, e Robert la scrive nel periodo in cui il padre di lei gli impedisce di vederla.

Ma perché, nonostante tutto questo, Clara Schumann è rimasta un personaggio a volte marginale? «Nell'Ottocento essere donna e concertista - conclude Fabiano - doveva essere difficile. Poi credo che ci sia stata una sorta di prevenzione nei confronti delle compositrici. Questa c'è sempre stata».

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