In volo con Guido Keller sulle montagne veronesi

Il regista Quattrina gira un docufilm nei luoghi che videro le imprese dell'aviatore amico di d'Annunzio

In volo con Guido Keller sulle montagne veronesi

Un tempo qua, sull'altopiano delle Vezzarde, sopra Sant'Anna d'Alfaedo, provincia di Verona, era tutto un campo d'aviazione. Poi è stato tutto un'antenna, la Nato aveva bucherellato la montagna, ricavando tanti bunker e tunnel sotterranei, ancora intatti, e innalzato trasmettitori che facevano rimbalzare gli ordini in tutta Europa. Invece adesso è tutta campagna: monti, prati, mucche. E una troupe cinematografica. Quella del regista Mauro Vittorio Quattrina. La scena, per chi fosse di passaggio: c'è un uomo con la barba, mezzo nudo, che legge al sole, a fianco di una piscina scavata nella terra e nella roccia, all'ombra di un boschetto. È spiato da due ragazze agghindate all'antica. Quattrina riprende.

Quell'uomo ha un volto noto. Ma... è Guido Keller, il leggendario aviatore, futurista, scrittore, nudista, bisessuale, vegetariano, cocainomane, braccio destro di Gabriele d'Annunzio nell'impresa fiumana. Keller fu la vera anima di quell'avvenimento storico, che avrebbe potuto dare un altro volto all'Italia. Fu Keller a raccogliere i volontari; trovare i mezzi per trasportare le truppe; convincere le istituzioni cittadine a mettersi a disposizione del Comandante; creare la Disperata a difesa di Gabriele d'Annunzio; mettere in piedi l'Ufficio colpi di mano, dedito alla pirateria; volare su Roma per sganciare un pitale sul Parlamento e ci fermiamo qui, anzi aggiungiamo pure che fu Keller, insieme con Giovanni Comisso, a farsi portavoce delle idee più rivoluzionarie, unire l'Italia a Fiume, non Fiume all'Italia, prendere a modello politico la Serenissima, federare l'Italia come l'ammirata Svizzera, riscrivere il diritto con un occhio fisso sulla tradizione britannica.

Che uomo inimitabile. In pochi anni, Keller ha vissuto quello che altri non vivrebbero neppure se campassero come Matusalemme. Nato nel 1892, morirà nel 1929 in un incidente stradale a dir poco bizzarro, ormai un relitto del passato, accantonato con cinismo dal Regime, che poi, dopo avergli negato tutto, incluso il passaporto, ne farà un eroe riservandogli un ipocrita funerale in pompa magna.

Ma lasciamo stare. Qui a Sant'Anna, Keller ha passato anni pericolosi ma tutto sommato felici. Quelli della Prima guerra mondiale. Asso della aviazione, è Keller stesso a inventarsi l'aeroporto in un punto strategico. Davanti alle baracche dei piloti si vede fino al Lago di Garda. Alle spalle c'è il Trentino. Siamo a mille metri, sopra la nebbia. Posizione perfetta per intercettare il nemico. Peccato che la pista fosse impossibile: così in discesa e corta che per filmarla deve decollare un drone con telecamera.

Il nostro Guido Keller è l'attore Elver Bolzonella Bruni. Tutto è autentico. Il bosco e la piscina sono proprio quelli di cui si parla nelle biografie di Keller. L'aviatore, quando non doveva volare, e il tempo era clemente, non viveva nelle baracche ma in cima all'albero. Scendeva per prendere il sole, nudo, poi si rinfrescava nella vasca. Se rientrava in caserma, lo faceva con un abbigliamento per nulla consono e con i capelli lunghi. I superiori lo riprendevano ma non si accanivano, per più d'un motivo. Keller era un trascinatore, amato dai compagni anche per le sue stranezze. A bordo del suo velivolo era eccezionale. Quattrina ha trovato i documenti di volo: Keller ha fatto centinaia di ricognizioni fotografiche sulla prima linea del nemico. Ha abbattuto circa venti aerei, ingaggiando regolarmente battaglia, a patto di non essere in vantaggio numerico (in tal caso, virava cavallerescamente, come da educazione aristocratica ricevuta in qualità di barone). Non si curava di registrare i risultati dei combattimenti, addirittura regalava le sue imprese ad altri piloti. Entrato nella leggendaria squadriglia di Francesco Baracca, con l'insegna dell'Asso di cuori, stava per essere proposto per un encomio solenne. Ma Baracca precipitò appena prima di poter onorare Keller.

Il documentario, Guido Keller, Ali ribelli, sarà pronto per maggio 2021. Quattrina e la sua (simpaticissima) troupe nel frattempo lavorano ad altri progetti radicati nel territorio veronese ma di interesse nazionale. È il caso del già avviato docufilm sull'ultima intervista di Benito Mussolini rilasciata quaranta giorni prima di morire al giornalista Ivanoe Fossati della Gazzetta di Mantova, accolto dal capo del fascismo il 20 marzo 1945 sull'isola di Trimellone, una polveriera davanti a Brenzone, provincia di Verona.

Keller rimase sempre legato a questi luoghi. Alla fine della guerra volle tornare e rimase stupito dalla difficoltà della pista che lui stesso aveva disegnato. Per certi versi, il barone era un uomo del Rinascimento: amava l'arte ma anche la tecnica, e infatti ebbe alcune intuizioni geniali sulla corretta posizione delle armi da fuoco sui velivoli. Quando trovava l'assetto giusto, restava in volo leggendo Benvenuto Cellini o l'Ariosto. Tuttavia non rinunciava a piacere più semplici, ad esempio il caffè. Lui stesso aveva tracciato un sentiero che conduceva rapidamente dalla base al paese dove ogni mattina si presentava da una signora per fare colazione (polenta bagnata nel latte) e, soprattutto, bere il caffè. L'edificio, nella piazza principale di Sant'Anna, c'è ancora ma è una banca. Rimane però l'arco di pietra a ricordare il vecchio ingresso. Gli interni sono stati ricostruiti alla perfezione in un casolare poco lontano. È rimasto intatto.

Una stanza sopra l'altra, tre piani collegati da una scala, un camino dove a metà mattina si scalda la polenta per attori, operatori, regista e ospiti sul set, armadi e cassapanche restaurate ma d'epoca.

Tre, due, uno. Azione. Arriva Elver dal sentiero tracciato da Keller. O è davvero Guido Keller, eroe dimenticato di un'Italia che non si è meritata uomini così?

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