Il western esistenziale di Kim Rossi Stuart: "Un film terapeutico"

Si intitola "Brado", esce il 20 e nel cast c'è pure Barbora Bobulova. Sorpresa Viola Betti

Il western esistenziale di Kim Rossi Stuart: "Un film terapeutico"

«Il mio primo film, mi verrebbe da dire, era sulla pancia, il secondo sul cervello e questo è sui polmoni». Così Kim Rossi Stuart sceglie di presentare alla stampa il suo terzo lavoro da regista, dopo Anche Libero va bene del 2006, Tommaso di dieci anni dopo e ora Brado, dal 20 ottobre nelle sale con Vision Distribution, in cui interpreta un padre che, lasciata la moglie, si dà letteralmente all'ippica costruendo un ranch con una scuola di equitazione dove cresce da solo, bello e dannato un po' allo stato brado, i due figli piccoli, insegnando loro che la natura è matrigna, come anche gli esseri umani, e lui infatti affoga dei cuccioli di cane (ecco i polmoni!) che non si può permettere di crescere.

Molti anni dopo vediamo il figlio Tommaso (interpretato da Saul Nanni), diligente e ordinato, al contrario della figura paterna, resosi indipendente come affermato operaio specializzato dell'edilizia acrobatica, tornare al ranch di famiglia per aiutare il padre malridotto da un cavallo recalcitrante che sognava di portare a un'importante competizione di cross-country. Da questo nucleo narrativo, di stampo classico, la sceneggiatura, scritta con Massimo Gaudioso e tratta da uno stesso racconto di Kim Rossi Stuart, La lotta (nella raccolta Le guarigioni edito da La Nave di Teseo), si apre a un confronto serrato tra padre e figlio che arriva a toccare punte di drammaticità anche molto forti quando il padre torna a infortunarsi: «Brado è il cavallo, Brado è il ranch, Brado è il padre. Anche l'educazione a cui il figlio è stato sottoposto è roba selvaggia, selvatica, con un film con un titolo così, è chiaro che è un processo consapevole. E so bene che ci sono tre o quattro minuti del film molto tosti ma nella vita bisogna saper accogliere anche i momenti più duri perché attraverso quelli ci può essere una rinascita, un'epifania».

Al terzo film, lo stile di Kim Rossi Stuart si consolida nel riuscire a restituire perfettamente un western esistenziale di anime quasi perse senza però abbandonare del tutto il suo sempre divertente lato (auto)ironico. In questo senso va anche il curioso cameo del produttore del film, Carlo Degli Esposti (con Nicola Serra per Palomar), che ci regala la battuta sulle fattezze del personaggio di Kim Rossi Stuart come «il Clint Eastwood dei poveri». Così all'interno dei momenti drammatici che costellano il film, l'autore trova lo spazio per imbastire anche dei discorsi esistenziali parlando di Dio e del libero arbitrio «che se ne faceva un 20 per cento in meno, sistemava tutto». Mentre il suo tallone di Achille sembra essere ancora una volta il mondo femminile rappresentato dalla ex moglie Stefania, interpretata da Barbora Bobulova che torna a recitare con Rossi Stuart dopo Anche Libero va bene.

Infatti, quando una cavalla sbuca dalla finestra per mangiare una mela dalla cucina, ecco che il padre Renato dice al figlio: «Finalmente una donna decente nella nostra tavola». Così anche l'unica cliente del maneggio, interpretata con ironica sottomissione da Paola Lavini, viene trattata malissimo con il pretesto di non essere capace a governare il suo cavallo. Perché se è vero che si può parlare di un film d'amore, questo è da circoscriversi a quello filiale: «Fin dalla nascita dell'essere umano è un aspetto fondamentale, abbiamo cercato di approfondire questo tema toccando il complesso di Edipo e la visione edipica del padre che pone un fardello ingombrante, anche in maniera inconsapevole, sulle spalle del figlio. Liberarsi di questa violenza simbolica che ha sulle spalle ha un significato di guarigione anche per me», spiega Kim Rossi Stuart che non sembra aver avuto questo tipo di problemi con il padre Giacomo a cui il film è dedicato, perché, aggiunge, «non eravamo così ai ferri corti. Certo c'è comunque un po' della mia esperienza ma mio padre è stato bravo a insegnarmi l'autonomia, uno spunto di riflessione molto utile anche oggi perché dobbiamo aiutare questi ragazzi a essere autonomi e a non rimanere nel brodo di giuggiole».

A proposito di giovani, vanno sottolineate le interessanti scelte attoriali sia per la fidanzata del

figlio, Rachele (Alma Noce), i cui contrasti sembrano far rivivere quelli del padre con la madre, sia il bellissimo personaggio di Anna, interpretata dall'esordiente Viola Sofia Betti, addestratrice di cavalli anche nella vita.

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