nostro inviato a Verona
In fondo il concerto di Zucchero è un rito che si capisce bene soltanto alla fine: dopo ventisette canzoni, con Per colpa di chi, l'altra sera tutta l'Arena di Verona era ancora in piedi a ballare. E mica solo i ragazzini: saltavano anche gli ultrasessantenni e pazienza se ogni due per tre il cielo benediva tutti con l'acqua più impertinente. Senza giri di parole: il concerto de La Sesión cubana è un grande spettacolo suonato da professionisti (il basso di Polo Jones pulsa che è un piacere), sostanzialmente un juke box che spazia dal rhyth'n'blues alla salsa al folk a suon di Nena (l'inizio), Vedo nero, Diavolo in me («Chi non balla con noi, scopa malissimo», urla lui sul palco), la Guantanamera salutata dal pubblico con migliaia di rose bianche o persino l'inattesa With or without you degli U2 «che cantavo quando mi sono separato da mia moglie».
Dopotutto a quasi 58 anni Zucchero, allenato da gavetta, successi e inciampi, ormai ha trovato un equilibrio compositivo e interpretativo da maestro. E prova a realizzare qualche sogno super: «A ottobre suonerò pure in Patagonia, tra i ghiacci di El Calafate: una tv argentina vuol fare uno speciale su di me».
Sul palco, per capirci, ci saranno un bel po' di strumenti etnici e tanti musicisti indios «per fare i brani che conoscono là come Il volo, Senza una donna e Miserere, quelli de La sesión cubana e, se capita, pure qualche pezzo locale». Mica finita. A febbraio farà il coast to coast degli Stati Uniti. Ossia «parto con la mia famiglia e quattro musicisti su di un tour bus per fare 35 concerti in piccoli locali e piccole città da New York a Los Angeles e magari registro anche qualcosa con gente del posto». Neanche questo gli basta: «Dopo vado in Giappone per altre quattro date».
Per capirci, dopo il concerto a L'Avana di dicembre, Zucchero ha iniziato il suo giro del mondo a Tahiti davanti a cinquemila persone, fino a metà luglio sarà in Italia ed Europa. E poi sappiamo già dove andrà. Quando ne parla, a lui gli occhi brillano come a un ragazzino. E difatti subito dopo inizia a fare il monello, esternando a modo suo. Ad esempio: «Il Pd dovrebbe implodere». Oppure «Letta mi sembra un gregario più che un leader e manco mi aspettavo la rielezione di Napolitano». Ce n'è pure per Comunione e Liberazione. E son dolori ricordando «quando non volevano che al Meeting di Rimini cantassi Solo una sana e consapevole libidine, così arrivai sul palco con i musicisti vestiti da preti». Ma pure Volare di Modugno non si salva: «Ora basta: è diventata uno stereotipo.
Nel mondo dobbiamo farci conoscere anche da brani come La donna cannone o Vita spericolata». Non sarà così facile, ma chissà che la musica d'autore non inizi davvero a volare «felice più in alto del sole e ancora più su» anche fuori dall'Italia. Dai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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