Verratti non si tocca: spalla per Mario

Dalla rubrica "Contrordine". I paragoni con Berlino 2006 o con Madrid '82 sono fuori luogo

Marco Verratti
Marco Verratti

Cestiniamo subito ogni tentazione scaramantica: evocarla prima del tempo, secondo le... sacre scritture, non porta mai benissimo. I paragoni con Berlino 2006 o con Madrid '82 sono fuori luogo. Nel primo caso a scatenare la bagarre fu un pretesto, una battuta infelice sull'intesa tra Cabrini e Paolo Rossi finita su un giornale, nel più recente mondiale portato a casa c'era lo scandalo di calciopoli che eruttava ogni giorno come un vulcano in piena attività e persino da palazzo Chigi arrivarono pressioni per lasciare a casa il capitano Cannavaro e cambiare in corsa addirittura il ct Marcello Lippi (intervento di Prodi presso il commissario dell'epoca Guido Rossi). Questa volta sono in discussione un paio di scelte di Prandelli (Pepito Rossi, impreparato per un mondiale, e Destro, dalle risposte presuntuose) oltre alla striscia impressionante di pareggi e sconfitte rimediate nell'ultimo anno dalla Nazionale. Due anni fa, l'Italia di Cracovia non era sicuramente più abile e più quotata di questa partita ieri per il Brasile. All'appello è mancato solo Montolivo che sarebbe stato non utile ma prezioso per il suo contributo di eclettismo e di personalità. Quell'Italia arrivata dietro la Spagna era solo più giovane in alcuni suoi esponenti (Buffon, De Rossi, Bonucci, Chiellini, Pirlo, Cassano, Balotelli). Il girone toccato in sorte è di ferro, poche storie. Per superarlo senza correre grandi rischi, è decisivo sgabbiare dalla notte di Manaus, Amazzonia, con un successo sull'Inghilterra: agli europei ci vollero i rigori per piegarne la resistenza.

Roy Hodgson ha allestito una squadra uguale all'Inghilterra di sempre, stessi criteri, identiche le caratteristiche: è fragile in difesa, Rooney minaccia di fare sfracelli, come al solito, senza mai lasciare il segno poi in un torneo prestigioso. Perciò è il caso di ritoccare lo schieramento visto a Perugia (l'alberello si può riproporre, eventualmente, contro l'Uruguay alla terza sfida del 24 giugno) reclutando al fianco di Balotelli una punta autentica. Il Ct non ha una gran scelta a disposizione: o punta sull'entusiasmo contagioso di Ciro Immobile oppure deve fidarsi della collaudata intesa tra Mario e Cassano che si è presentato al raduno come mai gli è accaduto in carriera, dimagrito, determinato, poco incline a realizzare siparietti sgraditi. Insieme, quei due, schiantarono la Germania agli europei. Il famoso centrocampo “ruotante“ può diventare l'asso nella manica di Prandelli, a patto che Verratti non venga imbrigliato.

Bisogna lasciarlo libero di andare anche a calpestare le zolle di solito riservate a Pirlo, anzi è il caso di utilizzarlo come alternativa allo juventino che ha ancora qualche gomma sgonfia. Col Lussemburgo, gli unici assist sono arrivati dai suoi piedi, oltre che da quelli di Balotelli (uno per Marchisio, il secondo per Candreva).

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