"Abbiamo fatto la storia. Ma questo gruppo unico vuole l'Europeo in casa"

Intervista allo schiacciatore azzurro Daniele Lavia: "Noi siamo i campioni continentali e mondiali. La pressione? Siamo carichi alle stelle"

"Abbiamo fatto la storia. Ma questo gruppo unico vuole l'Europeo in casa"
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Da Rossano con furore. Daniele Lavia porta in alto la bandiera della sua Calabria e del Sud Italia, in un'Italvolley maschile che oggi a Bologna comincerà la difesa del titolo europeo. Diventato un punto fermo della Nazionale e messo in bacheca il suo primo Scudetto, vinto da assoluto protagonista con Trento, lo schiacciatore classe '99 insegue un altro successo dal sapore speciale in azzurro: l'Europeo in casa, come la Nazionale d'oro del 2005.

All'Europeo da campioni continentali e del Mondo in carica: aspettative altissime.

«È normale che sia così, ma anche la nostra carica è alle stelle. Giochiamo una competizione importantissima, in casa, e abbiamo l'obiettivo di confermarci dopo gli ultimi successi. Questo gruppo ormai ha costruito un legame fortissimo, che è destinato a rimanere per sempre grazie ai risultati storici che abbiamo ottenuto. È stato bello ritrovarsi e vivere un'altra lunga estate insieme, prima in Nations League e poi al Memorial Wagner, mettendo a punto tutto quello che abbiamo provato in allenamento. Arriviamo all'Europeo con grande fiducia e pronti a dire la nostra nella lotta per le medaglie».

Quanto sarà importante la spinta del pubblico?

«Lo scorso anno abbiamo avuto l'antipasto delle finali di Nations League. In quell'occasione non è andata come volevamo, ma abbiamo sentito tutto il calore degli italiani e non vediamo l'ora di ricevere ancora tutto il loro sostegno. Il tifo del nostro pubblico sarà la nostra arma in più».

Lavia orgoglio del Sud: si giocherà anche a Bari, non lontano da casa.

«La mia Calabria non è lontana, quindi ci saranno sicuramente parenti e tanti amici al seguito nelle partite in programma a Bari. Il calore del Sud sa farsi sentire, mi aspetto una tifoseria focosa e pronta a spingerci verso il nostro obiettivo».

All'Europeo dopo il primo Scudetto, da protagonista.

«Mi sento cresciuto sia come atleta che come uomo, anche se coi miei ventitré anni non mi sento affatto un veterano. Penso di aver ancora molto da imparare e tanta strada da fare. Conosco bene il mio percorso e so quanti sacrifici ho fatto per arrivare dove sono. Con l'aiuto degli staff e dei compagni, sia nel club che in Nazionale, sono riuscito a diventare un giocatore importante. Ma non mi voglio fermare qui: spero di portare a casa ancora tanti trofei, magari cominciando proprio da questo Europeo».

Tutti a caccia dell'Italia: quali rivali temete di più?

«Sarà un Europeo bello e difficile: non vedo una vera favorita o una squadra nettamente più forte delle altre, ci sono tante nazionali che possono puntare alla vittoria e tante altre pronte a sparigliare le carte. Come sempre succede a questo livello, i dettagli faranno la differenza: dovremo essere bravi a mantenere costante il livello fisico, fattore determinante in una competizione molto dispendiosa, e al tempo stesso elevare il nostro livello tecnico all'aumentare del valore degli avversari che troveremo durante il torneo».

Dopo il Mondiale, l'incontro col Santo Padre: che sensazione è stata?

«Avere a che fare con personaggi di questo spessore, penso anche al Presidente Mattarella, significa essere riusciti a fare qualcosa di davvero importante per l'Italia. E questo è motivo di grande orgoglio. Conoscere Papa Francesco è stata un'emozione unica: è stato molto disponibile e simpatico, ci ha messo subito a nostro agio regalandoci un'esperienza veramente difficile da dimenticare».

Il Papa l'avete già visto: la prossima visita a Roma...

«Il 16 settembre: voglio essere in campo nella finale dell'Europeo. Magari il Papa lo incontriamo di nuovo...».

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